Che cosa ricordi di quel tragico evento del 23 novembre 1980?. Racconta.
Ricordo che era una bellissima giornata di sole e di averne trascorso buona parte ai giardini che si trovavano proprio di fronte casa mia. Non era un giorno come tanti, ma era quello del mio dodicesimo compleanno e mia madre mi aveva preparato una bellissima torta che avremmo mangiato insieme ai parenti quella sera.
Ricordo che verso le diciotto, venne a trovarci il Presidente della banda musicale di cui io facevo parte per comunicare ai miei genitori che aveva chiuso dei contratti con i paesi vicini e che dalla prossima domenica sarei stata impegnata nella banda per varie domeniche consecutive.
Stavamo parlando di questo e di altro, quando, ad un tratto andò via la luce e calò un silenzio quasi agghiacciante seguito da un forte boato …la terra tremava.
Qual è l’evento o l’episodio che non potrai mai dimenticare?
L’episodio che non potrò mai dimenticare è legato a quella sera. La mia famiglia, compreso Luigi il Presidente, riuscì a mettersi in salvo correndo fuori. In seguito, quando c’è stata un analisi più approfondita dell’accaduto ho scoperto che le scosse sono state due, una la prima di minore intensità quella che ci ha permesso di scappare, mentre la successiva è stata del decimo grado della scala Mercalli cioè gli attuali sette gradi Richter, ma è con la seconda scossa, che è avvenuta nel giro di pochi secondi, che la mia casa è crollata.
Ricordo che arrivata fuori mi sono guardata intorno, ma non vedevo mia zia che stava lì con noi. Allora sono ritornata indietro gridando a mio padre e a Luigi di venire con me a cercarla. Quando sono arrivata alla porta mi sono resa conto che non vedevo più la mia casa ma solo il cielo attraverso il portone. Ho gridato il suo nome e Lei mi ha risposto, era proprio poco prima di un burrone, sospesa su una trave. Papà e Luigi si sono dati da fare per poterla salvare, ma credo che anche loro come me, non capissero la pericolosità di quello che stavamo facendo. Li ho lasciati passare e hanno potuto salvare mia zia. Mentre la trasportavano io li aiutavo a mantenere le gambe. Non capivo niente, tutto sembrava irreale fino al momento in cui, passando sotto l’arco del portone, mi è caduta in testa una goccia di acqua fredda da un tubo rotto: solo allora ho visto le gambe di mia zia lacerate da profonde ferite e il sangue sulle mie braccia. Mi sono fatta forza, volevo al più presto che ci mettessimo in salvo, ma quando siamo arrivati nei giardini ed abbiamo steso sopra una panchina mia zia, sono stata colta dalla disperazione. Che cosa stava succedendo?
Prova a descriverlo attraverso un colore, un’immagine, un suono o un odore.
Se dovessi parlarti di quello che mi è successo quel 23 novembre del 1980 userei i colori che ho visto quella notte.
Il blu scuro, per descriverti il cielo che ho visto attraverso il portone della mia casa crollata, il bianco dell’acqua sporca uscita dalle tubature rotte che mi ha solcato il viso e mi ha provocato dolore, il rosso del sangue, che ho visto scorrere dalle ferite di una persona cara e per finire il nero della paura e del terrore, che provavo ogni volta che qualcuno si avvicinava ai miei per farsi aiutare a salvare un figlio, un padre o un fratello dalle proprie macerie.
A quarant’anni da quel tragico evento, cosa ti senti di proporre per la tua comunità affinché il ricordo si trasformi in qualcosa di propositivo per il futuro?
Sono passati molti anni ormai, ma il ricordo è ancora vivo per chi come me lo ha vissuto e ancora ci convive, perché essere sopravvissuti a quella tragedia vuol dire essere stati fortunati, vuol dire oggi poter rispondere alle domande di mio figlio e renderlo partecipe di un evento, seppur terribile, che ha condizionato una parte della mia vita. Quello che io vorrei, anche se sono cosciente che è pura utopia, è che dopo una catastrofe così si trasformino realmente le persone. Ad esempio vorrei che tutti coloro che progettano gli edifici fossero attenti e scrupolosi nella costruzione e nella ricostruzione, che coloro che eseguono i lavori e gli imprenditori agissero coscientemente non utilizzando materiali scadenti e così via. Per me questo renderebbe realmente possibile pensare che quello che è successo quella sera ha avuto un perché e che tutte le vite perse siano servite a far cambiare il nostro modo di agire radicalmente nella vita.
Nota dell’intervistatore:
Questa intervista mi è servita a conoscere un episodio tragico della vita di mia madre che Lei non mi aveva mai raccontato così dettagliatamente. Sono rimasto senza parole e tanto emozionato per quello che ha vissuto. Grazie per averlo condiviso mamma.
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