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Caro diario…

Caro diario…

Gli alunni della 1A, dopo aver raccolto testimonianze dirette del terremoto del 23 novembre 1980,
rielaborano in forma di diario gli eventi e le sensazioni di chi ha vissuto quei terribili momenti.

Caro diario,
la sera del 23 novembre 1980 stavo guardando la televisione, quando all’ improvviso arrivò la prima scossa:
ci alzammo da tavola io, i miei genitori e un mio cugino australiano, volevamo scappare via ma arrivò la
seconda scossa molto forte e tutta la casa crollò.
Non potevamo muoverci a causa delle macerie, io cercavo di chiamare i miei genitori, ma senza successo
poiché erano sotto le macerie; intanto io e mio cugino cercavamo disperatamente di liberarci ma era
impossibile, perché avevamo metà del corpo bloccato. Siamo stati una notte intera sotto le macerie.
La mattina seguente sentii le prime voci…erano mio fratello e mio cognato, volevano sapere dove fossimo e io
ho risposto – Sono verso il balcone! – e così iniziarono a scavare dall’esterno per liberarci.
Dopo circa un’ora riuscirono a creare un foro per tirarci fuori: davanti a me c’era mio cugino che stava per
uscire, io lo afferrai dalle gambe bloccandolo perché non volevo stare solo lì sotto.
Lui mi rispose – Sta’ tranquillo che ti tireremo fuori – e così mi calmai un po’.
Quando finalmente stavo per uscire, arrivò un’altra scossa che chiuse il passaggio; trascorsa un’ora mi fecero
uscire e mi misero in uno spazio libero dalle macerie.
Subito mi prestarono soccorso: dopo essermi ripreso, iniziai a liberare i miei genitori con l’aiuto di mio fratello,
mio cugino e mio cognato; sfortunatamente ci impiegammo due ore a causa del cancello di ferro bloccato, ma
una volta liberati li mettemmo al sicuro portandoli via con la macchina dei miei zii. Mio padre fu condotto con
l’elicottero all’ ospedale di Eboli, invece mia madre se ne andò con i miei fratelli in Svizzera. Spero che
nessuno mai possa rivivere una simile tragedia.

Testimonianza raccolta e rielaborata da R. G. C.

Caro diario,
voglio raccontarti una delle esperienze più toccanti della mia vita, che porterò per sempre con me.
Erano le 19:35 del 23 Novembre 1980, quando sentii un boato fortissimo: iniziò a tremare tutto, in casa caddero mobili e
suppellettili. A fatica cercavo di restare in piedi, ma non ci riuscii e mi trovai schiantata a terra.
Un lunghissimo ed interminabile minuto e mezzo dopo il quale Lioni non esisteva più … era distrutta!
Pian piano riuscii ad alzarmi e mi affacciai su piazza Municipio, dove vidi solo un ammasso enorme di pietre alte fino a trequattro metri.
I miei familiari ed io ci guardammo negli occhi e con un pizzico di coraggio uscimmo fuori: c’era un buio cupo e polvere
fitta da togliere il fiato. Inizialmente non c’eravamo resi conto che la corrente elettrica non c’era più e cercavamo una piazza
più grande, più tranquilla e luminosa. Tuttavia, per strada c’erano solo macerie, molti feriti, persone senza vita, genitori che
piangevano e bambini disorientati.
In tutti noi c’era un marcato senso di vulnerabilità, impotenza, paura, angoscia, rabbia e disperazione.
Il tempo non era clemente, faceva freddo anzi freddissimo, tutti cercavano di creare un varco, una via di fuga, ma gli
spostamenti sembravano impossibili. In tutti noi c’era la paura di non avere scampo qualora la terra avesse ripreso a tremare.
Un’ intera comunità in ginocchio, traumatizzati sobbalzavamo ad ogni rumore. Ricordo le persone che camminavano per le
vie del paese in cerca di un familiare non presente all’appello.
Finalmente, in tarda serata, arrivammo al campo sportivo: uno spazio ampio dove riuscimmo ad “accamparci”, per così dire
(recuperammo una coperta di fortuna messa a disposizione da un negoziante del paese). Faceva così freddo che cercammo
di accendere un piccolo falò per riscaldarci, con piccoli legnetti sparsi qua e là intorno a noi.
La nostra vita era cambiata velocemente, senza preavviso, le nostre preghiere erano rivolte al cielo affinché Dio ci aiutasse
ad avere la giusta saggezza per affrontare e vivere al meglio questa catastrofe, donandoci la forza per ricostruire. Anche la
Luna quella sera, luminosa e grande, ci guardava attonita.

Testimonianza raccolta e rielaborata da A. D. L.

Caro diario,
ricordo ancora quel terribile giorno che cambiò la vita di moltissime persone, ancora nel mio cuore porto la
sensazione di paura che provai quel 23 novembre del 1980.
Ero sola, quando ad un tratto udii un fortissimo boato: tutto intorno a me era scosso da una forza incredibile e
con cautela trovai rifugio sotto ad un tavolo, sperando che quegli interminabili secondi finissero presto.
Non dimenticherò mai le urla disperate e i pianti della gente impaurita che correva di qua e di là.
Il mio pensiero principale era ritrovare i miei cari sani e salvi, così mi misi alla ricerca dirigendomi verso la
loro casa: con gran sorpresa, ma anche con gran sollievo, mi accorsi che, sebbene della casa non fosse rimasto
più nulla, loro erano tutti salvi, ma nello stesso momento fui assalita da una grande tristezza per tutte quelle
persone che avevano perso i propri cari.
Ancora una volta mi soffermai ad osservare la distruzione attorno e pensavo a quanti anni ci sarebbero voluti
per poter tornare alla normalità.
Trascorse le prime ventiquattro ore, camminavamo in un paese sconvolto, si incrociavano solo sguardi assenti
e talvolta sorrisi malinconici, ci davamo da fare per riuscire a scorgere tra le macerie flebili voci che ci davano
la speranza di poter salvare una vita imprigionata.
I soccorritori giungevano da ogni parte e tutti ci davamo da fare, ma sembravamo sempre pochi per la
situazione in cui ci trovavamo.
Ben presto furono allestite nelle aree più spaziose sistemazioni per tutti coloro che avevano perso tutto.
Il 23 novembre 1980 resterà un giorno indelebile nel mio cuore e nel cuore di chi in pochi minuti ha perso i
propri cari e le proprie abitazioni.

Testimonianza raccolta e rielaborata da S. M.

Caro diario,
ho vissuto il terremoto del 23 novembre 1980 e posso testimoniare tutto il dolore che ha causato.
È stato un evento tragico che ha sconvolto per sempre le nostre vite e che nessuno di noi potrà mai dimenticare.
Ero appena tornato a casa da un’uscita con gli amici, mia moglie buttava la pasta e io accendevo la tv in attesa
della cena.
Ad un certo punto il pavimento cominciò a tremare, i lampadari caddero. Mia moglie prese i bambini da terra
e tutti insieme uscimmo di corsa dalla nostra abitazione.
Fuori era un disastro, c’era il caos: edifici crollati, polvere, urla, persone in lacrime alla ricerca dei propri
parenti.
Vidi un uomo che spingeva fuori da un palazzo una donna, ma, dopo averla aiutata con il suo cuore grande,
venne schiacciato dalle macerie.
Quella domenica sera, una scossa di magnitudo 6.9 in novanta secondi ha sconvolto tutti noi. Novanta secondi
che hanno cambiato la nostra vita e che hanno portato tristezza e morte.
Mi sento tanto fortunato a poter raccontare ciò che ho vissuto in quel lontano 23 novembre 1980.

Testimonianza raccolta e rielaborata da A. R.

Silvia De Simone
Silvia De Simone
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