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Corsi e ricorsi storici

Corsi e ricorsi storici

LA TRAGEDIA DEL 1980 E LA PANDEMIA DEL 2020
GLI EVENTI CATASTROFICI SI RINNOVANO E MIETONO VITTIME
La storia si ripete…dopo quarant’anni, noi alunni della scuola primaria, ci ritroviamo a vivere una situazione di disagio che, in un certo qual modo, è simile a quella vissuta nel 1980, anche se le cause di questo disagio sono di natura diversa. Ora come allora, infatti, non possiamo frequentare in presenza la scuola a causa della pandemia che sta interessando non solo l’Italia, ma il mondo intero.
Nel 1980, come ben sappiamo, ci fu un devastante terremoto in Campania e Basilicata, che distrusse molti paesi dell’Alta Irpinia e, Lioni il nostro paese, ne fu duramente colpito. In occasione del 40mo del sisma, il nostro Dirigente ci ha sollecitato a riflettere su questo evento. Inoltre, studiando Storia, nel nostro libro abbiamo trovato una scheda che ci proponeva di conoscere e confrontare la nostra scuola con quella frequentata dai nostri nonni e così abbiamo pensato di approfondire l’argomento.
Attraverso un’intervista realizzata interpellando persone che hanno vissuto negli anni ottanta, abbiamo raccolto esperienze ed informazioni molto significative, non solo per conoscere realmente l’accaduto, ma anche per avere la consapevolezza di come questa esperienza abbia cambiato e segnato la vita dei ragazzi nel loro comportamento e nei rapporti interpersonali.
Le persone da noi intervistate ci hanno raccontato che la scuola fino al 1980 si trovava in piazza della Vittoria. Era un edificio grandissimo. Aveva 2 ingressi laterali, si salivano 6 scalini e poi c’erano 2 grandi portoni a destra e a sinistra. Le aule si trovavano lungo un corridoio, erano molto spaziose, con grandi finestre e potevano contenere fino a 30 alunni. In ogni aula c’erano banchi biposto di legno, con il buco per i calamai che contenevano l’inchiostro, in cui i bambini intingevano una penna dotata di pennino, poi si usava una carta assorbente per asciugare l’inchiostro che poteva macchiare il quaderno, solo più tardi arrivarono le penne che utilizziamo anche noi. Nell’aula c’era la cattedra di legno posta su una pedana e una lavagna nera di ardesia, il crocifisso e tanti cartelloni alle pareti tra cui si distinguevano il ritratto del Papa e quello del Presidente della Repubblica.
All’inizio di ogni lezione gli alunni recitavano la preghiera e alla fine cantavano l’inno di Mameli.
Non c’erano i termosifoni e gli alunni, col permesso del maestro, portavano un secchio in ferro con della brace che prendevano al forno, nei pressi della scuola, per riscaldarsi.
I bambini in classe erano di età diversa, con un solo insegnante; si studiavano tutte le materie, anche educazione civica che da quest’anno studieremo anche noi, inoltre si dava molta importanza alla bella scrittura.
L’ora di attività fisica si svolgeva in classe ma, verso il mese di maggio, la maestra portava i bambini a fare una passeggiata al campo sportivo o a visitare le botteghe degli artigiani. La scuola aveva la palestra, ma non tutte le famiglie potevano pagare la quota assicurativa e allora si evitava di utilizzarla.
A scuola si andava a piedi, anche con la neve, perché non c’erano i pulmini e le lezioni si svolgevano solo al mattino. La mensa non si faceva, ma le suore, a fine lezione, passavano per le aule dicendo che era pronto il pranzo a cui partecipavano i più bisognosi, che dopo aver mangiato tornavano a casa.
Un particolare che i nonni ricordano è” il precetto pasquale”. I bambini, di tutte le classi, andavano a messa, si confessavano e poi portavano in processione lo stendardo della scuola per le vie del paese, cantando alcune canzoncine. Infine, come premio, andavano a mangiare un gelato offerto dalle maestre.
L’edificio in Piazza Della Vittoria, in seguito a quel tremendo terremoto del 23 Novembre 1980, fu distrutto e alcuni anni dopo fu ricostruito in Via Ronca, la nostra attuale scuola.
Dopo il terremoto che devastò Lioni, intorno alla scuola c’erano cumuli di macerie. Le vittime furono molte, ma Lioni non si demoralizzò. Grazie all’aiuto dei militari furono montati i prefabbricati e fu costruita anche la scuola per i bambini. Al mattino quando andavano a seguire le lezioni, le crocerossine offrivano loro latte e biscotti per colazione. Le lezioni si svolgevano sia al mattino che al pomeriggio e, durante la ricreazione, i bambini uscivano per giocare un po’: il gioco più gettonato era “La staffetta”.
Tutto quello che è accaduto quella domenica del 23 novembre 1980, ha lasciato nel cuore delle persone una ferita molto profonda che non si potrà mai rimarginare, come non si potranno mai dimenticare le persone che non sono più tra noi.
Le catastrofi, come il terremoto, fanno diventare gli uomini più consapevoli dei propri limiti, questa esperienza ha fatto crescere moralmente la nostra comunità ed ha insegnato che insieme agli altri si può superare ogni ostacolo poichè non bisogna mai arrendersi. Pensare solo a se stessi non porta da nessuna parte ma collaborare per il bene di tutti è un traguardo meraviglioso. Infatti, anche adesso c’è bisogno della collaborazione di tutti per uscire da questa pandemia, che non solo attacca il nostro corpo, ma anche la nostra mente, perché ci sta costringendo a vivere isolati, lontano da parenti, amici e, soprattutto, dal luogo che più ci rappresenta e accoglie, dopo la famiglia, la Scuola. È vero che siamo sostenuti sia dalla famiglia che dalle nostre maestre e, grazie alle nuove tecnologie continuiamo il nostro percorso di apprendimento, ma la scuola ci manca, come pure il contatto fisico con i compagni e le maestre. Forse i bambini che hanno vissuto il terremoto, sembra assurdo, hanno avuto la possibilità di stare insieme, di essere comunità, di vivere il dolore e di superarlo insieme, mentre, con l’attuale situazione il vivere insieme è tutt’ora negato. Speriamo che al più presto possiamo ritornare alla nostra normalità, alla quotidianità che tanto ci manca.

 

La scuola che resiste

GLI ALUNNI DELLE CLASSI QUARTE sezioni A e B primaria di LIONI

Carla Capponi
Carla Capponi
ADMINISTRATOR
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