CHE NATALE SAREBBE SENZA GLI ZAMPOGNARI?
Non sarebbe un Natale che si rispetti senza la figura dello zampognaro che con la sua melodia, dolce e malinconica insieme, porta in giro per le strade la buona novella della venuta di Gesù Bambino sulla Terra.
La figura dello zampognaro si perde nella notte dei tempi: fin dalle epoche più antiche questo pastore, che lavorava spesso di notte, al freddo e lontano dalla famiglia, si recava a piedi in città, dal suo paese di montagna e, con addosso una giacca di montone, un mantello nero, un cappello di velluto decorato con nastri e le “zarricchie” ai piedi, andava in giro per le strade durante il periodo della Novena dell’Immacolata Concezione (29 novembre/7 dicembre) e della Novena di Natale (16/24 dicembre), intonando melodie con la sua zampogna in cambio di offerte di denaro, oppure stipulava accordi con le famiglie che allestivano i presepi per suonare ogni sera davanti alla rappresentazione della Natività.
Gli zampognari si affermano soprattutto a metà del Settecento nel Regno di Napoli, come accompagnamento musicale per le preghiere di Alfonso Maria de’ Liguori, l’avvocato – prelato autore di “Quanno nascette Ninno” meglio nota come “Tu scendi dalle stelle”, il quale, per insegnare ai lazzari per strada i fondamenti del Cristianesimo, li raggruppava in piccoli cori.
Col passare degli anni, gli zampognari sono diventate figure sempre più “familiari” del Natale, come testimonia il fatto che, già da tempo, siano “personaggi fissi” all’interno del presepe: collocati quasi sempre in prossimità della grotta, con il loro abbigliamento da pastori e il suono della zampogna, ricordano, a tutti i credenti, il vero senso di questo periodo dell’anno: celebrare, con umiltà e genuinità, la nascita del Salvatore.
Martedì 8 dicembre 2020, passeggiando lungo un desolato Corso Garibaldi a Benevento, chi ti incontro? E già si respira aria di festa…
BUONA VISIONE e auguri a tutti! Docente Carla Capponi
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