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Il disastro del lago D’Aral

Il disastro del lago D’Aral

Il prosciugamento del lago D’Aral è uno dei più gravi disastri ambientali provocati dalla mano dell’uomo. Fino a qualche decennio fa in questa zona si estendeva il quarto lago del pianeta per superficie: il lago d’Aral, un lago salato di origine oceanica posto al confine tra l’Uzbekistan e il Kazakistan.

Dal 1960 a oggi la sua superficie si è ridotta del 75%, e dei 68.000 km quadrati originali oggi ne restano poco più del 10%. Il restante 90% è sabbia, tutto il resto dell’acqua si è prosciugato.

Ai tempi della guerra fredda, per incrementare la produzione di cotone in una regione arida come l’Uzbekistan il regime sovietico attuò un progetto di deviazione dei due fiumi che si immettevano nel lago tramite l’uso di canali. L’acqua prelevata venne utilizzata per irrigare i campi delle neonate colture intensive delle aree circostanti.

Senza i fiumi che lo alimentavano, il lago d’Aral si è via via prosciugato nel corso degli anni, lasciando il posto a un deserto di sabbia salata e tossica in cui sopravvivono solo gli scheletri arrugginiti delle navi che un tempo solcavano le sue acque.

Per far posto alle piantagioni di cotone, infatti, vennero utilizzati enormi quantità di diserbanti che inquinarono irrimediabilmente il terreno circostante, tanto che ancora oggi le polveri inquinanti vengono sparpagliate ovunque dalle frequenti tempeste di sabbia, fino ai lontani ghiacciai dell’Himalaya.

Non a caso quanto successo al lago d’Aral è stato definito il più grande disastro ecologico della storia. Il dramma dell’Aral è aggravato dal fatto che oggi i fiumi portano con sé fertilizzanti chimici e pesticidi, usati dall’agricoltura. Probabilmente la densità di inquinanti nei corsi d’acqua uzbeki non è più alta di quella registrata in certi fiumi europei come Po e Danubio. Ma solo “probabilmente”, perché in realtà nessuno la misura. Inoltre, poiché il lago non ha emissari, tutti i veleni si accumulano in modo irreversibile. La riduzione dell’invaso fa il resto, perché aumenta fatalmente la concentrazione delle sostanze tossiche.

EARTH DAY

L’evento viene celebrato ogni 22 aprile dalle Nazioni Unite e dalle tante organizzazioni schieratesi in difesa dell’ambiente.

 L’obiettivo dichiarato dell’Earth Day è infatti quello di coinvolgere sempre più nazioni e “fette” della società civile nella tutela dell’equilibrio naturale, prendendosi cura delle foreste, evitando lo spreco di risorse, supportando l’adozione di fonti energetiche più green, combattendo il riscaldamento globale e adottando stili di vita sostenibili.

L’ anno scorso il tema del  World Earth Day è stato: “Invest in our Planet”  (“Investi nel nostro pianeta”), ossia la necessità ad impegnarsi tutti insieme per plasmare una nuova società più equa, sostenibile e in grado di affrontare le sfide del futuro affidandosi sempre di più a tecnologie e messi di produzione green. Il tema del 2023, riprende quello già avviato nel 2022:  la missione continua quindi quella di spingere le persone a lavorare per un futuro più verde, investendo sul nostro Pianeta per avere davanti un futuro prospero. Un futuro per noi e per i nostri figli, al quale ognuno deve contribuire.

 

Lavoro svolto da: S.M., R.T., D.T. e S.P., classe 3 sez. D

Silvia De Simone
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