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L’organizzazione della gioventù a Terezín

L’organizzazione della gioventù a Terezín

I circa 15.000 bambini e adolescenti di Terezín giunsero al campo  insieme ai loro familiari o parenti. Non mancarono casi di gruppi speciali di bambini giunti al campo, come i 1260 “bambini di Bialistok” e i bambini degli orfanotrofi nel Grande Reich tedesco (per i quali Terezín era il luogo di raccolta designato). Circa 250 furono i bambini nati nel ghetto. Nelle ultime 2-3 settimane di guerra Terezín fu anche uno dei terminali delle marce della morte e circa 800 bambini (soprattutto adolescenti) vi giunsero così da altri campi di concentramento.

A Terezín i bambini vivevano con le famiglie o in case a loro specificamente destinate. Le condizioni di vita erano estremamente precarie a causa del sovraffollamento, della fame, e delle malattie. Compiuti i 14 anni anche i bambini erano sottoposti al lavoro coatto. Vi era poi soprattutto la costante minaccia dei frequenti trasporti verso i campi di sterminio (che iniziati già nel gennaio 1942, proseguirono con cadenza regolare per tutta la durata della guerra).

Le autorità di autogoverno ebraico si impegnarono per quanto possibile di dare una parvenza di normalità alla loro vita. Se non era permesso che essi frequentassero la scuola, si organizzarono per loro attività sportive e programmi culturali (diurni ma anche serali per i maggiori di 14 anni), dove i loro insegnanti (tra cui alcuni dei più celebri intellettuali, educatori, musicisti e artisti ebrei dell’epoca) li incoraggiarono a praticare le arti e la musica e a dare espressione alla propria creatività.

Il leader sionista Fredy Hirsch arriva a Terezín il 4 dicembre 1941 come parte di una squadra chiamata Aufbaukommando II, composta da 23 dipendenti della comunità ebraica con il compito di organizzare la vita nel ghetto appena creato. Hirsch aveva una lunga esperienza di educatore e si era già distinto come organizzatore di attività per i bambini della comunità ebraica praghese all’indomani dell’occupazione nazista. Fin dall’inizio dell’esistenza del ghetto, vennero create delle case speciali per i bambini, dove essi potessero risiedere o trascorrere la giornata. Fredy Hirsch, Egon Redlich e Bedřich Prager erano responsabili della cura dei giovani. Hirsch e gli altri assistenti cercarono in tutti i modi possibili di migliorare le condizioni di vita dei bambini nel ghetto. Particolare importanza fu data alla cura dell’igiene personale per mantenere la loro condizione psicologica e fisica, perché in questa risiedeva la loro unica speranza di sopravvivenza. Il fatto che Hirsch venisse dalla Germania, unito alla sua personalità carismatica, ne facevano una figura autorevole anche nei confronti delle SS.

Hirsch rimase l’animatore principale delle attività per la gioventù a Terezín fino al settembre 1943, quando fu deportato a Auschwitz-Birkenau dove per 6 mesi poté trasferire la propria esperienza nell’organizzazione del campo per le famiglie di Terezin a quello di Auschwitz, fino alla morte nelle camere a gas l’8 marzo 1944.

I settimanali Vedem (1942-44) e Kamarad (1943-44)

Il settimanale Vedem

Giunto a Terezín nel 1942 a 14 anni, Petr Ginz dette vita con un gruppo di ragazzi della sua età ad una rivista clandestina e autogestita per bambini, Vedem (“Avanguardie”). La rivista, che per due anni fu pubblicata regolarmente ogni settimana e della quale si sono conservate circa 700 pagine, è una delle più straordinarie produzioni letterarie di Terezín. Oltre a svolgere il ruolo di editore in capo, Ginz vi scrisse numerosi articoli che spaziano dalla letteratura, all’arte, alla sociologia. Ginz raccolse anche interviste sulla vita nel campo e ne descrisse la struttura e gli edifici.

Lo spirito del gruppo è ben sintetizzato in un brano tratto da uno degli articoli pubblicato da Ginz su Vedem:

Ci hanno strappati dal terreno fertile del lavoro, della gioia, della cultura che doveva nutrire la nostra gioventù. Lo fanno con un solo scopo: distruggerci non fisicamente, ma spiritualmente e moralmente. Otterranno il loro scopo? Mai! Privati delle nostre vecchie fonti di cultura, ne creeremo di nuove. Separati dalle nostre vecchie sorgenti di gioia, creeremo per noi una gioiosamente radiante vita nuova.

Solo una quindicina tra i ragazzi che contribuirono alla stesura del settimanale sopravvissero allo sterminio.

Ispirati da Vedem altri settimanali furono prodotti da altri gruppi di ragazzi. Il 29 ottobre 1943 uscì la prima copia di Kamarad, di cui saranno diffusi 22 numeri fino al 22 settembre 1944. Il settimanale (in lingua ceca), le cui copie si sono miracolosamente preservate nel dopoguerra, fu fondato e diretto da Ivan Polak con un gruppo di amici che vivevano al ghetto nello stesso edificio (Q609). Tra di loro era anche Michal Kraus, uno dei pochi del gruppo a sopravvivere allo sterminio, il quale nel 1945-47 produrrà sullo stesso stile una cronaca illustrata in tre volumi delle sue esperienze a Terezin, Auschwitz e Mauthausen.

 

A. G., classe II sez. B

Silvia De Simone
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