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I PENNUTI INSEGNANO

I PENNUTI INSEGNANO

Due storie a confronto e un reportage di riflessioni sull’Inclusione.

Cosa sanno i nostri bambini delle parole che talvolta spaventano gli adulti, parole come: esclusione, allontanamento, chiusura, isolamento, diversità.

Abbiamo pensato di raccogliere le riflessioni dei nostri alunni, ovvero della classe 2^ D della Primaria di Lioni, in un breve reportage.

Come sfondo integratore dell’inchiesta ci serviamo di due storie. I cartoni proiettati alla nostra LIM catturano meglio la loro attenzione..

La prima è una fiaba di Andersen Il brutto anatroccolo che conosciamo fin dall’infanzia. La seconda è un moderno cortometraggio (del 2000) ma non meno carico di valore sociale: For the Birds, tradotta simpaticamente in I pennuti spennati del regista statunitense Ralph Eggleston.

Quest’ultima racconta di una comunità di uccelli, apparentemente simpatici ma che man mano diventano sempre più irritanti e molesti fra loro. I pennuti spennati abitano lo stesso filo della corrente elettrica. All’improvviso, la loro vita, fatta di continui litigi per la condivisione dello spazio, viene scombussolata dall’arrivo di un singolare e enorme pennuto.

Prima ancora della proiezione, il nostro intento era indurre gli alunni a riflettere su quelle dinamiche sociali che, troppo spesso, generano nel singolo atteggiamenti di auto-esclusione e isolamento. Stimolare i nostri a concepire la diversità, propria ad ognuno di noi, come valore per sé e per il resto del gruppo.

In tutta sincerità, non abbiamo faticato molto nello sprono alla riflessione.

Già la prima storia li aveva “rapiti”.  Gli alunni empaticamente si erano calati nei panni del brutto anatroccolo. Riuscivano ad immedesimarsi nel piccolo pennuto, quando deriso dagli altri si allontanava dal gruppo.

Ecco, le loro riflessioni più commoventi, dopo la visione delle storie:

(In riferimento alla storia I pennuti spennati )

“Delle volte mi sento come il grande uccello che non lo vuole nessuno”

“Quelli che stanno sul filo litigano sempre e alcuni sono prepotenti, non stanno bene!”

 

(Storia Il brutto anatroccolo)

“Questa storia mi fa piangere. Anch’io quando ero più piccolo e non sapevo fare delle cose, rispetto ad altri compagni, mi sentivo brutto.. sbagliato!”

“Si, anch’io volevo scappare dalle compagne e non parlavo, pensavo che non avrei mai imparato a fare le cose e così non parlavo, stavo sempre zitta!”

Ma la svolta giunge proprio dai nostri piccoli:

“Si, però, il brutto anatroccolo diventa il più bello di tutti e addirittura impara a volare”

La diversità che fa soffrire il piccolo pennuto è una traccia del suo essere speciale, destinata a ciò che nessun’altro può immaginare finché è ancora così piccolo. Ciò che sembra brutto, strano, stravagante, singolare può diventare particolarmente meraviglioso.

La mission per tutti i “brutti anatroccoli” è: riconoscere che la propria diversità è valore. Solo così si può permettere al cigno che è dentro di noi di spiccare il volo. Trovare chi ci comprende e riconosce quella diversa bellezza che ci portiamo dentro, quel talento particolare da sviluppare, non è sempre così facile ma neanche impossibile.

VINCENZA VIGILANTE

Silvia De Simone
Silvia De Simone
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