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Elaborato vincitore della borsa di studio “Giovanni Palatucci”

Elaborato vincitore della borsa di studio “Giovanni Palatucci”

Il cuore non è solo un muscolo…

Un noto cantautore italiano  Fabrizio Moro nel testo di una sua canzone scrive:

Ci sono stati uomini che hanno scritto pagine, appunti di una vita dal valore inestimabile. Insostituibili perché hanno denunciato il più corrotto dei sistemi troppo spesso ignorato. Uomini o angeli mandati sulla terra per combattere una guerra di faide e di famiglie sparse come tante biglie. Ci sono stati uomini che passo dopo passo hanno lasciato un segno con coraggio e con impegno, con dedizione contro un’istituzione organizzata. Ci sono stati uomini che sono morti giovani ma consapevoli che le loro idee sarebbero rimaste nei secoli come parole iperbole, intatte e reali come piccoli miracoli: idee di uguaglianza, idee di educazione contro ogni uomo che eserciti oppressione. Ma nessuno potrà fermare mai la convinzione che la giustizia no, non è solo un’illusione”.

La libertà di pensiero e di espressione, la cultura, la memoria del passato e un’adeguata informazione sono i requisiti migliori per combattere soprusi e sopraffazioni per costruire una società libera e autonoma.

Palatucci: l’uomo che ha donato la propria vita per gli altri

                     “Essere al servizio del diritto alla vita”

Giovanni Palatucci nacque a Montella (Avellino) il 31 maggio 1909 da Felice e Angelina Molinari ed era nipote del Mons. Giuseppe Maria Palatucci, Vescovo della diocesi di  Campagna, in provincia di Salerno. La forte fede della famiglia influenzò l’animo di Giovanni Palatucci alimentando amore per il prossimo e per l’umanità come se fosse un dono dato da Dio. Compì i primi studi a Montella, poi al ginnasio “Dionisio Pascucci “di Dentecane di Pietradefusi e poi al liceo classico “Pietro Giannone” di Benevento. Dopo la maturità conseguita a Salerno nel 1928, svolse il servizio militare a Moncalieri nel 1930 come allievo ufficiale di complemento. Il 16 dicembre 1932 si laureò in giurisprudenza presso l’università di Torino e nel 1936 presentò domanda per entrare in polizia. Divenuto  vice commissario si trasferì Genova, lasciando casa e famiglia. In un’intervista  criticò la polizia accusandola di essere lontana dai problemi dei cittadini, suscitando scalpore tra i suoi superiori, rischiandone l’espulsione. Palatucci fu trasferito il 15 novembre del 1937 a Fiume dove, con l’incarico di vice-questore capo dell’ufficio stranieri , ebbe modo di conoscere l’impatto delle leggi razziali  sugli ebrei. Egli, fornendo passaporti falsi e visti di transito  attraverso una rete di amici ,  salvò dai campi di sterminio molti degli ebrei italiani che si trovavano a Fiume, ordinandone la deportazione nel campo di internamento di Campagna,  dove ad accoglierli c’era lo zio vescovo. Un calcolo approssimativo ha stimato che  più di 5000 persone furono salvate durante la sua permanenza a Fiume.   Nel novembre del 1943 Fiume entrò a far parte della “zona di operazioni del Litorale Adriatico” controllata dalle truppe tedesche; Palatucci benché avvisato del pericolo che correva , decise di rimanere al suo posto rifiutando la possibilità di porsi in salvo in Svizzera grazie ad un suo amico console ,per  continuare la sua preziosa opera. Fu sempre più sospettato a controlli dalle autorità tedesche e arrivò addirittura a distruggerne gli elenchi  in modo da rendere impossibile l’individuazione e la cattura.  Nella notte tra il 12 e il 13 settembre 1944 fu arrestato con l’accusa di  aver collaborato con il nemico. Il 22 ottobre 1944 dal carcere di  Trieste, fu deportato nel campo di Dachau con la matricola 117826 nella baracca 25, luogo in cui erano “internati politici di nazionalità italiana”.

Morì il 10 febbraio 1945 per un’epidemia di tifo all’età di 36 anni poco prima della liberazione e il suo corpo venne gettato nella fossa comune posta nell’area della collina di Leiteberg.   Palatucci è  stato riconosciuto come Giusto tra le Nazioni, Servo di Dio secondo la Chiesa, Medaglia d’Oro al Valor Civile. Noi ragazzi e le generazioni avvenire dobbiamo far tesoro delle azioni di Giovanni Palatucci affinché diventino un esempio di coraggio nel difendere i più deboli dall’arroganza dei poteri forti. Con le sue gesta Giovanni Palatucci ha anticipato  l’articolo 2 della Costituzione  italiana che afferma  “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.

L’8 dicembre 1941 scrisse una lettera ai genitori, riportando queste parole:

Ho la possibilità di fare un po’ di bene ed i beneficiati da me sono assai riconoscenti. Nel complesso riscontro molte simpatie. Di me non ho altro di speciale da comunicare.”

Da queste parole emerge la bontà e la voglia di una persona che vuol fare del bene per l’umanità

Ad un suo amico invece scriveva: “Ci vogliono dare ad intendere che il cuore è solo un muscolo e ci vogliono impedire ciò che il cuore e l religione ci dettano.” In questa affermazione si racchiude un intenso significato, cioè quello di restare uniti in nome della salvezza dell’umanità, minata da guerra, malattia, odio, discriminazione e disastri ambientali.

                                                                                          

  Lavoro svolto da A. C., classe 3° A, plesso di Teora

Silvia De Simone
Silvia De Simone
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