728 x 90

Elaborato vincitore della borsa di studio “Giovanni Palatucci”

Elaborato vincitore della borsa di studio “Giovanni Palatucci”

GIOVANNI PALATUCCI, “UOMO GIUSTO FRA LE NAZIONI”

 

27 gennaio, Giorno della Memoria: incontri, cerimonie e momenti di riflessione si organizzano in tutta Italia per ricordare lo sterminio degli ebrei e dei deportati politici e militari nei campi nazisti, per mantenere la memoria di un oscuro periodo della storia che mai più dovrà ripetersi. Sei milioni di ebrei furono sterminati nei campi di concentramento nazisti: donne, uomini, vecchi, bambini che furono dapprima perseguitati con le leggi di discriminazione razziale, marchiati con un numero sul braccio e infine fatti morire di fatiche o uccisi nelle camere a gas.

In tale drammatico contesto, tra i tanti che si prodigarono per porre fine alla barbarie perpetrata dai nazi-fascisti, si inserisce la figura di Giovanni Palatucci, questore di Fiume, che aggirò le leggi razziali riuscendo a salvare molte vite umane, salvo poi essere scoperto deportato nel campo di concentramento di Dachau, dove morì il 10 Febbraio del 1945.

Giovanni Palatucci nacque a Montella, in provincia di Avellino, nel 1909; compì i primi studi nel paese natale e li proseguì al ginnasio “Dionisio Pascucci” a Dentecane (Avellino), per poi iscriversi al liceo classico “Pietro Giannone” di Benevento, da dove al termine del primo anno si ritirò a causa di contrasti con i docenti. Continuò gli studi privatamente nel collegio Serafico di Ravello (Salerno) e conseguì la maturità da privatista al liceo “Torquato Tasso” di Salerno il 23 novembre 1928. Dopo il tirocinio presso lo studio dell’avvocato Luigi Mazzoleni di Torino, superò l’esame di procuratore legale ma, anziché intraprendere la carriera forense, nei primi mesi del 1936 presentò domanda per entrare in polizia: prese servizio il 3 agosto alla questura di Genova come vicecommissario e dal febbraio all’aprile 1937 frequentò il XIV corso presso la “Scuola di formazione per funzionari di Pubblica Sicurezza” a Roma. A fine corso fu confermato vicecommissario aggiunto e riprese servizio a Genova il 7 maggio. Qui rilasciò un’intervista che il 26 luglio 1937 apparve anonima su un giornale cittadino, in cui criticava la polizia, accusandola di burocratismo e di essere lontana dai problemi dei cittadini; l’intervista suscitò scalpore tra i suoi superiori che vennero presto a conoscenza dell’identità dell’autore: fortemente biasimato, Palatucci rischiò l’espulsione, ma ci si limitò a trasferirlo alla questura di Fiume, dove giunse il 15 novembre 1937. A seguito della pubblicazione del cosiddetto “Manifesto della razza” del 15 luglio e delle “Leggi razziali” del 17 novembre, che prevedevano l’esclusione degli ebrei da qualsiasi attività e servizio pubblico italiano, Palatucci, che era a capo dell’ufficio stranieri della questura, si prodigò per portare aiuto a loro e agli ebrei stranieri che, abbandonando i territori soggetti ai tedeschi, chiedevano di poter entrare in Italia attraverso il valico di Fiume. Non potendo rilasciare documenti con i dati reali, Palatucci fornì visti di transito e passaporti falsi e tentò di impedire la deportazione nei centri di internamento italiani degli ebrei che si trovavano a Fiume; quando ciò non fu possibile, cercò per lo meno di farli avviare verso il campo di internamento di Campagna (Salerno), che si trovava nella diocesi dello zio vescovo e, addirittura, era installato all’interno di una struttura della Curia. Rodolfo Grani, ebreo fiumano che conobbe personalmente Palatucci, lo ha ricordato come “nobilissimo giovane cattolico” e, a tal proposito, ha citato un suo primo grande intervento di salvataggio del marzo 1939: si trattava di 800 fuggiaschi che dovevano essere consegnati alla Gestapo; Palatucci avvisò tempestivamente Grani, il quale ottenne l’intervento del Vescovo Isidoro Sain che, a sua volta, nascose temporaneamente i profughi nella vicina località di Abbazia sotto la protezione del Vescovado.

Nel 2013, in seguito a una ricerca condotta dal Centro Primo Levi di New York, il New York Times ha definito Giovanni Palatucci “un collaboratore dei nazisti” a Fiume, tanto da partecipare alla deportazione degli ebrei nel campo di Auschwitz, dando il via ad una forte polemica mediatica.

Per questo motivo, l’Istituto Yad Vashem di Gerusalemme, che aveva dichiarato Palatucci “Giusto tra le Nazioni”, ha avviato un esame e ha concluso, secondo il professor David Cassuto, che «non c’è nessuna novità, o presunta tale, che giustifichi un processo di revisione del riconoscimento di Giusto fra le nazioni» conferito a Giovanni Palatucci il 12 settembre 1990.

A tal proposito, fulcro della questione sta nel fatto che, secondo gli storici citati da Foxman, il poliziotto italiano sarebbe stato in realtà «un volenteroso esecutore delle leggi razziali» e potrebbe aver collaborato con il governo Mussolini nell’identificazione di ebrei per la deportazione.

Tale verità sarebbe emersa dopo che i ricercatori del Centro Primo Levi hanno avuto accesso a documenti italiani e tedeschi, nell’ambito di una ricerca sul ruolo di Fiume come terreno fertile per il fascismo: Natalia Indrimi, direttore del Centro Primo Levi, ha infatti sottolineato come, a seguito di tali studi, sia stato verificato che, quando i nazisti occuparono la città nel 1943, Fiume contava solo 500 ebrei, la maggior parte dei quali finì proprio ad Auschwitz.

La stessa deportazione di Palatucci a Dachau, nel 1944, non fu determinata dalle sue gesta per salvare gli ebrei, piuttosto dalle accuse tedesche di appropriazione indebita e tradimento, per aver passato ai britannici i piani per l’indipendenza di Fiume nel dopoguerra.

In tali circostanze, su richiesta dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, la Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea CDEC ha istituito il “Gruppo di ricerca su Fiume-Palatucci 1938-1945” con il compito di svolgere nuove approfondite ricerche sulla situazione degli ebrei a Fiume nel periodo 1938-1945 e sull’opera di Giovanni Palatucci: è emerso che, in realtà, Palatucci distrusse i documenti per scongiurare che i tedeschi spedissero gli ebrei di Fiume nei campi di concentramento. La sua stessa morte nel campo di Dachau, a 35 anni, avvalorò poi la tesi.

La discussione si arricchisce con la testimonianza di Renata Conforty, figlia di due ebrei direttamente salvati da Palatucci. La donna racconta che, dopo un viaggio da Zagabria a Ogulin, Salvator Conforty e Olga Hamburger vennero portati illegalmente a Fiume dal colonnello Antonio Bertone, che voleva salvarli dalle persecuzioni. Qui Bertone li affidò a Palatucci, che non solo fece dormire la coppia nella soffitta della questura, ma fornì loro documenti falsi.

Nel 2015, dopo un’intensa attività di ricerca, l’esperienza si è conclusa senza la produzione di una relazione finale, a causa della complessità dell’esame delle testimonianze del Questore di Fiume.

La questione, dunque, può essere considerata chiusa in senso favorevole per la definizione di Palatucci come “Giusto fra le Nazioni”, infatti, coloro che hanno sostenuto la tesi contraria non hanno fornito alcuna prova che egli abbia favorito la deportazione degli ebrei nei campi di concentramento.

La grandezza dell’esempio di Palatucci è testimoniata dal fatto che gli siano stati intitolati la Questura di Brindisi, il parco pubblico principale della Città di Nettuno, in provincia di Roma, un viale cittadino e la locale sezione della Associazione Nazionale Polizia di Stato a Caggiano (SA), una piazzetta nel centro storico di Padova, davanti alla questura, e una via di Montelupone (MC); anche il papa polacco Giovanni Paolo II lo ha nominato “servo di Dio”.

In definitiva, come ormai accertato, Palatucci è stato un uomo coraggioso ed altruista, che ha sofferto molto per la salvezza di migliaia di persone innocenti; la sua generosità, dunque, fornisce un valido insegnamento ai posteri, ci ricorda che è necessario aiutare sempre il prossimo e mai essere egoisti.

 

Lavoro svolto da C.P.D.L., classe 3° sez. C

Silvia De Simone
Silvia De Simone
ADMINISTRATOR
PROFILO

Articoli Correlati

Lascia un commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati con *