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Giovanni Palatucci, eroe, uomo giusto della nostra Irpinia

Giovanni Palatucci, eroe, uomo giusto della nostra Irpinia

Correva l’anno 1909 e il giorno 31 del mese di Maggio nasceva a Montella, ridente paesino della provincia di Avellino, Giovanni Palatucci. Trascorse la sua infanzia tra l’amore e le mille attenzioni della sua famiglia. In quegli annI divampava la 1° Guerra Mondiale e lui, pur essendo un bambino ascoltava e interiorizzava il dolore delle famiglie del suo paese provocato dalla morte dei propri cari al fronte. Completati gli studi delle scuole superiori, fu chiamato a prestare il servizio militare e fu costretto a trasferirsi a Moncalieri, dove fu allievo ufficiale di complemento e si iscrisse al Partito Nazionale Fascista. Nel 1932 Il giovane Palatucci si laureò in giurisprudenza. con grande felicità del padre, da sempre desideroso di un figlio avvocato. Nel 1936 diventò vice commissario e venne trasferito a Fiume. In questo paesino assolse l’incarico di Questore reggente, giungendo in questo modo all’apice della sua carriera. Grazie
a questo incarico ebbe modo di conoscere le prime persecuzioni contro gli Ebrei, e assunse la dirigenza dell’ufficio stranieri. All’epoca questo ufficio non aveva molta rilevanza. Ma di lì a poco fu fonte di salvezza per migliaia di persone.


Giovanni Palatucci mise in piedi un corridoio umanitario, attraverso il quale fece transitare, con molta discrezione una infinità di ebrei. Da Fiume, essi, arrivavano nell’Italia Meridionale e precisamente a Campagna(SA),dove godettero della protezione del vescovo, Giuseppe Maria Palatucci: suo zio!
L’otto Dicembre 1941 scrive una lettera ai sui genitori: “…..ho la possibilità di fare un po’ di bene, e i beneficiati da me sono assai riconoscenti. Nel complesso riscontro molte simpatie. Di me non ho altro di speciale da comunicare.”
Consapevole a ciò che stava andando incontro, Palatucci, uomo umile ma con un cuore enorme, compie le sue scelte che alcuni, addirittura, potrebbero definire fin troppo ambiziose tanto quanto pericolose.
A discapito della sua stessa incolumità riesce a salvare ben 5mila vite dalla deportazione nei campi di concentramento.
Fu proprio ciò che lo portò alla morte, purtroppo!
Per molto tempo Palatucci agiva con una certa tranquillità, fino a quando un giorno i nazisti iniziarono a sospettare di lui; non avendo prove delle sue azioni, si presentarono alla sua porta e perquisirono la casa. Palatucci si ritrovò in
arresto, ma non per aver salvato gli Ebrei bensì, lo accusarono di avere contatti con i nemici e di avere un piano per annettere Fiume all’Italia. Lui fu arrestato, dai nazisti il 13 settembre 1944,fu torturato e, in un primo momento, condannato a morte, poi all’ergastolo. Dopo la sua condanna venne portato in Germania, nel lager di Dachau. Dopo mesi di stenti e sofferenze, l’eroe Giovanni Palatucci muore il 10 febbraio 1945 a soli trentasei anni. Il suo corpo, senza vita, fu seppellito in una fossa comune, sulla collina di Leitenberg.
Nel 1990 lo Yad Vashem di Gerusalemme lo giudica “Giusto” tra le nazioni; nel 1995 lo Stato italiano gli attribuì la medaglia d’oro al merito civile.
Molte sono le polemiche che negli ultimi anni hanno offuscato la memoria e l’operato di Palatucci, a partire da un gruppo di giovani ricercatori del centro “Primo Levi” di New York i quali sostengono non solo che non avrebbe salvato migliaia di ebrei, non essendoci documenti che provassero questa verità; ma come ribatte la storica Anna Foà” l’attività di Palatucci, come tutte le attività di questo genere, non poteva che svolgersi nel segreto”.
Al di là delle polemiche che poi saranno gli storici a risolvere, la sua straordinaria lezione di generosità e di altruismo ha contribuito a riscattare il nostro Paese dalla vergogna delle leggi razziali dimostrando come in significative occasioni gli italiani seppero reagire, secondo la propria coscienza civile ed umana, alla violenza della dittatura. Quegli avvenimenti drammatici richiamano ancora oggi al dovere della memoria soprattutto per noi giovani affinché l’intolleranza e l’odio razziale siano rifiutati a favore del rispetto delle diversità culturali e religiose dei popoli ;con la
speranza che non si commettano più gli stessi errori. Sull’esempio di Giovanni Palatucci, concludo dicendo che noi giovani dovremmo scegliere di agire in modo disinteressato, di non perseguire il successo personale a tutti i costi, ma di porci come obiettivo il bene dell’altro ,poiché un mondo senza uguaglianza, giustizia e pace è un mondo che si impoverisce, che ci condanna alla solitudine e all’ infelicità.
Queste mie riflessioni nascono dalla lettura delle pagine della vita di Giovanni Palatucci.

classe 3 sez. C

Silvia De Simone
Silvia De Simone
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