728 x 90

GIOVANNI PALATUCCI: UN ITALIANO CONTRO LE LEGGI RAZZIALI

GIOVANNI PALATUCCI: UN ITALIANO CONTRO LE LEGGI RAZZIALI

In occasione della giornata della memoria che si svolge il 27 Gennaio, la Shoah ritorna ad essere un argomento di particolare interesse e si ricordano personaggi che si sono distinti per aver salvato gli ebrei durante le persecuzioni nazifasciste. Tra questi figura Giovanni Palatucci.

Palatucci nasce il 31 maggio 1909 a Montella (AV) dalla serena unione tra Felice Palatucci e Angelina Molinari, entrambi profondamente religiosi, che gli impartirono un’educazione ispirata ai valori cristiani. Nella sua formazione umana e spirituale furono fondamentali gli zii paterni Antonio, Alfonso e Giuseppe Maria. I primi due, membri e docenti dell’Almo Collegio Teologico di Napoli e superiori provinciali dei Francescani, mentre Giuseppe Maria era il Vescovo di Campagna (SA). La nonna materna, Carmela, aveva dedicato la sua vita ai poveri ed ai bisognosi. Palatucci cresce mostrando interesse per gli studi. Nel 1936, viene assegnato alla Questura di Genova, ma a causa del suo carattere schietto e di una coraggiosa ed intraprendente attività, mal sopportata dai suoi colleghi, viene trasferito a Fiume. Il 18 Novembre 1938 vengono approvate le leggi razziali. Palatucci avrebbe dovuto schedare gli ebrei, controllarne i dati anagrafici e proibire eventuali loro contatti con gli ariani.

Il Commissario Giovanni Palatucci pone in essere ogni azione per ritardare o svuotare di contenuto quanto gli viene ordinato, essendo contrario alle leggi razziali che prevedevano: l’espulsione degli ebrei da tutte le scuole del regno, il divieto di iscriversi alle università, il licenziamento in tronco dei dipendenti da enti statali, parastatali e comunali e l’immediata degradazione degli ufficiali delle forze armate anche se decorati, come se si fossero macchiati di alto tradimento.

Dopo l’entrata in guerra dell’Italia, il 10 Giugno 1940 in una retata notturna tra il 18 ed il 19 Giugno circa 400 ebrei maschi di età superiore ai 18 anni vennero arrestati e incarcerati. Alcune delle persone arrestate vennero rimesse in libertà dopo 8-15 giorni, tutti gli altri vennero inviati al confine in varie località dell’Italia centro-meridionale: molti ebrei, tuttavia, furono agevolati grazie all’intervento di Palatucci, ed in alcuni casi riuscirono così a salvarsi dalla deportazione nei campi di sterminio nazisti.

Giovanni Palatucci con una lettera voleva far intendere a chi lo conosceva bene, cioè i suoi genitori, che aveva problemi con i superiori e con i suoi colleghi, come si evince dalla frase “sono diverso da loro” e che si stava prodigando nell’aiutare quelle persone che si trovavano in difficoltà a causa delle disposizioni razziali che erano state emanate.

“Carissimi genitori, ancora una volta mi faccio prendere in fallo. Ho pensato oggi di telegrafarvi per rassicurarvi sul mio conto, ma non l’ho fatto. È molto difficile giustificarmi ed è altrettanto difficile per voi rendervi conto di quanto sia occupato. Ora, per esempio, è già passata la mezzanotte e io ho appena smesso di lavorare. Sono ancora in ufficio naturalmente. Talvolta vengo di mattina in ufficio col fermo proposito di scrivervi. Poi, tra pubblico, telefonate, colloqui coi superiori e i dipendenti la cosa mi sfugge. Passano così i giorni e le settimane senza che abbia un po’ di tempo libero di scrivere qualche cosa di più che una cartolina illustrata. Eccomi, dunque, a voi. Malgrado l’eccessivo lavoro sto bene in salute. I miei rapporti coi superiori sono formali. Più esattamente essi sanno di aver bisogno di me, di cui, a quanto sembra, non possono fare a meno, e certamente mi considerano bene, mi stimano come capacità e rendimento; ma sanno bene che, grazie a Dio, sono diverso da loro. Siccome lo so anch’io, i rapporti sono di buon vicinato ma non cordiali. La cosa non ha molta importanza. Non è a loro che chiedo soddisfazioni, ma al mio lavoro, che me ne dà molte. Ho la possibilità di fare un po’ di bene, e i miei beneficati me ne sono assai riconoscenti. Nel complesso incontro molte simpatie. Di me non ho altro di speciale da comunicare. Purtroppo ho sospesi i contatti epistolari con quasi tutti, parenti e amici, in assoluta mancanza di tempo». 8 ottobre 1941.

È conservata anche un’altra lettera sempre indirizzata ai genitori, l’ultima che avrebbe scritto.

“Carissimi genitori, questa lettera vi giungerà quando le circostanze lo permetteranno. Essa vi recherà il mio ricordo e l’espressione del mio costante affetto. In salute a tutt’oggi sto benissimo, sebbene abbia molto lavoro. Il morale è alto. Supereremo la bufera, nella speranza che alla nostra patria sia riservata una sorte onorevole a condizioni possibili di vita. Appena possibile vi farò pervenire altre notizie. Non occorre dire che, appena le circostanze lo consentiranno, correrò da voi. State assolutamente tranquilli per me. Sono certo che non incorrerò in alcun male. Auguro a voi le migliori cose con la speranza di potervi riabbracciare al più presto. Giovanni». 21 ottobre 1943.

In questa lettera parlava di sé stesso, della sua salute, del suo ricordo e del suo costante affetto verso i genitori.

Il 28 febbraio del 1944, Palatucci venne nominato reggente della Questura di Fiume, che nel frattempo era passata sotto il controllo dei nazisti e quindi aveva più difficoltà nel gestire certe situazioni, compito in cui fu agevolato dall’aiuto di un conte di nome Marcel Frossard de Saugy, di nazionalità svizzera. Quando la situazione stava degenerando Frossard invitò Palatucci a seguirlo in Svizzera. Pur avendo la possibilità di allontanarsi da Fiume, il reggente mandò al suo posto una giovane ebrea con la madre; preferì restare per non abbandonare i suoi uomini e per rassicurare la popolazione locale che vedeva nell’autorità italiana un interlocutore con le forze naziste. Una sua denuncia fatta ai superiori e per conoscenza al Ministero dell’Interno, riguardante le azioni violente di repressione che colpivano la popolazione fiumana con arresti e deportazioni nei lager tedeschi, lo fece diventare nemico dei nazisti. Ricevette l’accusa di traditore, aggravata dal fatto di essere un pubblico ufficiale e di aver mentito in più occasioni. Fu arrestato e segregato nel carcere di Trieste per circa un mese e successivamente deportato al lager di Dachau dove contrasse il Tifo e morì il 10 Febbraio 1945.

Dopo la fine della guerra, sono state raccolte molte testimonianze da parte di conoscenti di Palatucci e di ebrei salvati dalla deportazione che hanno confermato la volontà e l’impegno di Palatucci nel salvare oltre 5000 civili. Nel 1990 lo Yad Vashem di Gerusalemme, ha insignito Palatucci del riconoscimento di ‘Giusto tra le nazioni’. Beatificato dalla Chiesa cattolica, è stato proclamato nel 2004 ‘Servo di Dio’.

Giovanni Palatucci è stato un esempio di altruismo. Infatti, anche sul treno che lo porterà a Dachau, egli si preoccupa degli altri e, approfittando per l’ultima volta dell’amico Capuozzo, gli chiese: “Capuozzo, accontenta questo ragazzo”, un giovanissimo compagno di sventura catturato dai tedeschi senza aver avuto la possibilità di avvisare i suoi genitori. Gli getterà un bigliettino con l’indirizzo della madre del ragazzo, perché possa conoscere l’atroce destino del figlio.

Un’altra testimonianza dell’altruismo di Palatucci, viene offerta da un suo “coinquilino” della baracca “25” nel campo di Dachau, Giuseppe Gregori, matricola 117295, che narra di come Giovanni, benché debilitato, si preoccupasse sempre di aiutare gli altri e si rammaricasse di non essere riuscito ad aiutare ancora altra povera gente rimasta a Fiume.

“Un uomo fa quello che è suo dovere fare quali che siano le conseguenze personali, quali che siano gli ostacoli, i pericoli e le pressioni e questa è la base di tutta la moralità umana.”

                                                                                   John Fitzgerald KENNEDY

BIBLIOGRAFIA:

Rivista “I QUADERNI DI COSCIENZA” speciale numero 5, L’ULTIMA SCELTA GIOVANNI PALATUCCI (1909-1945), anno 2010 del Prof. Pier Luigi Guiducci.

Un italiano contro le leggi razziali “L’OPERA DI GIOVANNI PALATUCCI”, anno 2005 di Mauro Macci.

Lavoro svolto da T. R., classe  3° sez. D

Silvia De Simone
Silvia De Simone
ADMINISTRATOR
PROFILO

Articoli Correlati

Lascia un commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati con *