728 x 90

Gli alunni della 2°A raccolgono testimonianze dirette sul terremoto del 23/11/1980

Gli alunni della 2A raccolgono testimonianze dirette sul terremoto del 23 novembre 1980…
Il terremoto dell’Irpinia del 23 novembre 1980 colpì la Campania centrale, la Basilicata centro-settentrionale
e parte della provincia di Foggia.
Il violento sisma causò 2914 morti, 8848 feriti e circa 300.000 sfollati.
Il sisma durò 90 secondi ma, per chi visse quella tragedia, sembrarono attimi interminabili.
Gli alunni della 2°A della scuola Secondaria di I grado dell’Istitituto “N. Iannaccone” di Lioni hanno
intervistato i familiari che hanno vissuto la tragedia e raccolto le loro testimonianze.
“Era domenica 23 Novembre 1980 ed era una bella giornata di sole fino a quando di sera, alle 19:35 circa, all’
improvviso si sentì un boato e le persone credettero che fosse scoppiata una bomba: in realtà, si trattava di una
scossa di terremoto. Le persone, impaurite, iniziarono a scappare fuori dagli edifici poiché questi stavano
crollando. Alcuni riuscirono ad uscire e a mettersi in salvo, molte altre rimasero bloccate sotto le macerie.
Pochi giorni dopo la strage iniziarono ad arrivare i primi soccorsi: l’esercito militare, elicotteri e molti
volontari che aiutarono i soccorritori a liberare le persone intrappolate sotto le macerie”
Ancora oggi mia nonna Olga non riesce a cancellare il ricordo di quei terribili attimi, anche e soprattutto
perché è rimasta per un po’ di tempo sotto le macerie ed è stata salvata da mio nonno Lillino: “Era una
domenica sera come tante – racconta – faceva freddo e nel cielo splendeva una grande Luna rossa che metteva
un po’ paura… all’improvviso la terra iniziò a tremare dopo un boato fortissimo che sconquassò il silenzio
della sera: era il terremoto. Mi trovavo a casa di un’amica, non lontano da dove abitavo e l’edificio crollò a
causa della forte scossa: in quel momento ero seduta sul divano e, a causa del movimento del pavimento, non
riuscii ad alzarmi e forse questo mi salvò (diversamente da quello che successe alle mie amiche, entrambe
morte per il crollo del palazzo). Rimasi per oltre mezz’ora sotto le macerie, con il tubo della stufa che emetteva
il fumo proprio sulla mia faccia, impedendomi di respirare, ma fortunatamente mio marito, che sapeva dove
mi trovavo, mi venne a cercare immediatamente e mi estrasse dalle macerie grazie all’aiuto di alcuni passanti”.
La sera del 23 novembre 1980, la calma e la tranquillità vennero interrotte da una terribile sciagura: da quella
sera, c’è stato un prima e un dopo che tutt’ora persiste. I grandi parlano di ciò che era prima del 1980 e dopo
il 1980, noi piccoli viviamo con i racconti e i ricordi di chi quella sera ha perso un pezzetto del proprio cuore
e non solo… “La terra trema! L’Irpinia trema! Lioni trema!” Gli occhi di chi ne parla si catapultano verso un
passato bloccato, cristallizzato nel tempo, come un presente che non scorre…tutto fermo a quel 23 novembre
1980: il terremoto che ha devastato la mia terra e le mie radici.
Mia zia Maria Rosaria, che noi nipoti chiamiamo Iaia, mi ha raccontato che quella domenica si erano divisi:
mio padre Enrico era andato a Sant’Angelo per stare con i nonni e la sua cara cugina Carmen, mentre lei e
l’altra zia, Ester, si trovavano a casa di una vicina.
“Il camminare tra le macerie, pochi metri, ma lunghi e interminabili, le strade non esistevano più, tutto era
ricoperto dalle macerie…il silenzio, l’aria polverosa ed ovattata…i gemiti.
Nonno Michele diceva “non li ritrovo vivi … non li ritrovo vivi”, poi iniziò a fischiare e a chiamare Enrico,
fischiava e gridava il nome di Enrico, mio padre…nell’aria ovattata mio padre Enrico lo sentì, sentiva la sua
voce: il cuore di nonno, nel ritrovarlo e vederlo vivo, riprese il suo battito regolare.
2
Il terremoto del 23 novembre 1980, a distanza di molti anni, è ancora rimasto vivo nei ricordi di chi l’ha
vissuto. Annamaria ha sessant’anni e spesso mi racconta che lei era in casa e, verso le 19:30 di quella
domenica, tutto cominciò a traballare. Dice che sembrava di essere in un barattolo che veniva agitato,
sembrava che di lì a poco il pavimento si sarebbe spaccato. Dopo qualche minuto la scossa si era quasi del
tutto fermata e, fuori casa, l’aria era offuscata dalla polvere delle macerie e nel cielo c’era un alone rosso. I
giorni seguenti vennero vissuti con il terrore che sarebbe successo di nuovo.
I sopravvissuti vissero in delle tende lontane dagli edifici, per poi spostarsi nelle casette di legno, infine in
quelle odierne.
Erano le 19:34 di una domenica qualunque, le persone si preparavano a trascorrere una serata tranquilla,
quando ad un tratto si sentì un boato: nelle case le pareti iniziarono a muoversi e a cadere, creando panico e
terrore nelle persone, le luci si spensero e per più di un minuto la terra non si fermò, per poi sprofondare in un
silenzio surreale. Si alzarono nuvole di polvere, le persone rimaste intrappolate sotto le macerie iniziarono a
gridare e a chiedere aiuto, molti cominciarono a scavare a mani nude, nel tentativo di salvare i propri cari, ma
inutilmente a causa del buio e delle pesanti strutture. Tutte le comunicazioni erano interrotte e non si riuscivano
a chiamare i soccorsi. Solo alle prime luci dell’alba si comprese la gravità della situazione: tutti avevano perso
tutto.
“La sera del 23 novembre 1980 ha segnato per sempre la mia adolescenza e quella della mia famiglia. Quella
domenica ero in auto con mio fratello e la mia cara amica Anna.
Per le strade di Lioni ricordo la gente che passeggiava con la solita tranquillità di un piccolo paese.
All’improvviso sentimmo un forte boato simile ad una esplosione; ricordo che il cielo si colorò di grigio e
subito dopo una nebbia di polvere si alzò maestosa. In quei terribili novanta secondi interi palazzi, case e
speranze si sbriciolarono davanti ai nostri occhi. Non riuscivo a capire che cosa stesse succedendo, ma sentivo
l’urgenza di uscire velocemente dall’auto. Tra le lacrime e le urla disperate della gente, corsi a casa. Le strade
erano ricoperte di macerie e oggi, dopo quarantadue anni, ripenso con commozione a quel lungo abbraccio
con mia madre e i miei fratelli che, per fortuna, stavano bene”.
Il 23 novembre 1980 accadde un evento molto significativo per l’Irpinia: il terremoto.
3
Mio nonno racconta che quella sera era a casa di un suo amico e, visto che entrambi sono evangelici, parlavano
di cosa si era detto nel culto del giorno prima, dopodiché tornò a casa.
Quando mio nonno e mia nonna sentirono le prime scosse uscirono subito, fuori videro la terra che si apriva
e si chiudeva e il fumo che usciva.
Quando tutto fu finito, ringraziarono Dio che li ebbe salvati.
Il giorno dopo, con teloni in plastica, fecero una capanna e vissero lì fin quando non fu assegnata loro una
roulotte dove vissero per circa sei mesi, dopodiché ebbero un prefabbricato e da lì la loro vita a poco a poco
riprese il ritmo consueto.

Silvia De Simone
Silvia De Simone
ADMINISTRATOR
PROFILO

Articoli Correlati

Lascia un commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati con *