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Hitler e il nazismo

Hitler e il nazismo

 

Adolf Hitler
Adolf Hitler nasce nel 1889 a Braunau, cittadina austriaca. Suo padre Alois era un impiegato, sua madre Klara veniva da un’umile famiglia di contadini. All’età di 15 anni viene bocciato e decide di lasciare la scuola. Tre anni dopo, diciottenne, perde anche la madre e si trasferisce a Vienna. A questo punto Hitler inizia a interessarsi alla politica. Si arruola nel 1916 con l’esercito tedesco. Nel 1918 viene quasi accecato in battaglia da un gas letale. Quando la Germania si arrende Hitler è in ospedale ed è sempre più convinto che la Germania abbia perso a causa di un tradimento interno, di cui accusava ebrei e socialisti e così decide di dedicarsi definitivamente alla politica. In questo la NSDAP (partito nazional socialista dei lavoratori tedeschi) lo riconosce come un leader.

Ma cos’è che rende il partito nazista così efficace e così particolare? I suoi punti di forza sono essenzialmente quattro:
Agire secondo le leggi Dall’esperienza fallita del Putsch, Hitler ha imparato alcune cose: in una società di massa il potere non si conquista con la forza, ma con il consenso delle masse; per garantirsi l’appoggio dei poteri già consolidati bisogna agire, almeno in apparenza, secondo le regole. Per questo motivo, nel 1928 e nel 1930 il partito nazista si candida regolarmente alle elezioni, ottenendo prima il 2%, e poi il 24,5%.

Un’Organizzazione paramilitare e violenta

I nazisti accompagnano le tattiche ‘legalitarie’ con la violenza politica sistematica e con un’organizzazione paramilitare e gerarchizzata, largamente ispirata al fascismo italiano. Studenti, contadini, medici, donne: vi è un’organizzazione nazista per ognuna di queste categorie, ognuna con la propria divisa ed il proprio regolamento. Dal 1921 vengono istituite organizzazioni paramilitari naziste come le SA (‘truppe d’assalto’), principalmente dedite ad atti di violenza nei confronti di comunisti e socialisti, o come le SS (Schulz Staffen, ‘squadre di protezione’), che costituiscono inizialmente la guardia del corpo di Hitler. Tutte queste organizzazioni inquadrano i giovani in un’ottica di purezza razziale e, attraverso la violenza sistematica, contribuiscono a rendere l’atmosfera in Germania sempre più pesante e tesa. E’ Adolf Hitler, il Führer (‘capo’), l’unico che può controllare queste organizzazioni. Non lo Stato, l’esercito o la polizia.

La propaganda

Joseph Goebbels, laureato in filosofia e capodistretto del partito nazista a Berlino, intuisce l’importanza delle nuove tecnologie di comunicazione. Il suo sarà un imponente lavoro di propaganda, di costruzione del mito del Führer, di imponenti coreografie di massa e manifestazioni pubbliche in grado di colpire profondamente le emozioni dei tedeschi. Soprattutto Goebbels sfrutta al massimo i nuovi media per la comunicazione di massa, in particolare la radio. Nel 1933 Goebbels farà esplicitamente progettare il ‘ricevitore del popolo’, una radiolina portatile in vendita a prezzi stracciati. I tedeschi la battezzeranno ironicamente ‘la bocca di Goebbels’ ed avrà un ruolo importantissimo nel diffondere in modo profondo la propaganda nazista.

Il carisma del leader

Hitler riesce a farsi amare dal popolo non per le sue capacità, non per il suo sangue, ma perché riesce ad entrare in rapporto diretto con la massa attraverso la retorica, la propaganda, le emozioni e le scenografie. La propaganda nazista è illustrata nel Mein Kampf, ed il nazionalismo è la chiave propagandistica che assicurerà ad Hitler il successo: alla fine della Prima Guerra Mondiale la Germania era stata umiliata, ed Hitler era portatore di un messaggio e di una politica che incarnano il bisogno di riscossa dei tedeschi.

 

Questi elementi garantiscono al nazismo un successo che va oltre le classi medie, e che riesce a toccare anche operai, contadini e disoccupati. Dopo il successo del 1930, iniziano ad accorgersi del nazismo anche gli imprenditori, gli aristocratici ed i funzionari statali. Nel 1931 Hitler si incontra col capo del partito nazionalpopolare, ma rimane tra le due forze un dissenso di fondo: Hitler vuole rovesciare il potere, i nazionalpopolari puntano soltanto ad una svolta autoritaria. Nel 1932 ci sono le elezioni presidenziali, e la spunta il candidato nazionalpopolare, appoggiato anche dai socialdemocratici: entrambi sperano di contenere Hitler. I socialdemocratici vengono presto esclusi dal parlamento , e passano all’opposizione. Ci sono nuove elezioni: stavolta i nazisti sono il primo partito, col 37% dei voti. In realtà avevano perso consensi, ma i loro oppositori, profondamente divisi non sanno approfittarne: con l’appoggio degli industriali, dei poteri economici, e dell’esercito, Hitler viene nominato cancelliere il 30 gennaio del 1933, quasi 10 anni dopo il putsch della birreria.

In soli 6 mesi, i nazisti riescono ad instaurare una dittatura fondata sul proprio partito, escludendo dal potere tutti gli altri:
1 febbraio 1933: sciolto il parlamento
4 febbraio 1933: vietati i giornali e le assemblee in caso di pericolo per la sicurezza pubblica
27 febbraio: incendio del Reichstag, palazzo del parlamento a Berlino. Vengono incolpati i comunisti: uno di loro, il giovane operaio Marinus van der Lubbe, verrà ghigliottinato per tradimento, ma è un ottimo pretesto per arrestare i principali esponenti del partito comunista e limitare ulteriormente le libertà:
28 febbraio: vista la situazione un nuovo decreto sopprime la libertà di stampa, di opinione e di associazioni (diritti costituzionali) -il governo centrale poteva ora controllare le comunicazioni postali e telefoniche dei cittadini.

A marzo ci sono nuove elezioni, la NSDAP è al 44%, ed Hitler deve formare un governo di coalizione con i nazionalpopolari. Il 21 del mese una manifestazione pubblica celebra l’ordine e la pace, mentre Heinrich Himmler, capo delle SS, apre a Dachau il primo di molti campi di concentramento per gli oppositori politici. In pratica si tratta di un carcere autonomo rispetto alle leggi e allo stato, interamente gestito dai nazisti.

 

S.G. (alunna della classe 2C sec. di I grado di Lioni)

 

 

Viviana Miele
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