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IL CARNEVALE ATTRAVERSO I TEMPI

IL CARNEVALE ATTRAVERSO I TEMPI

Fin dalle epoche antiche i popoli, dai più barbari ai più civili, hanno dedicato un certo periodo dell’anno a manifestazioni di provvisoria ed allegra follia. Da ciò è nato il Carnevale.

La parola deriva dal latino, carnem levare (eliminare la carne) perché indicava il banchetto che si teneva l’ultimo giorno di carnevale (martedì grasso) prima del periodo di astinenza e digiuno della Quaresima.

Una volta all’anno gli uomini provano il curioso bisogno di abolire la propria personalità per assumerne una fittizia e di commettere, sotto una maschera grottesca, le più stravaganti bizzarrie, di dire in forma scherzosa tutto ciò che non è consentito di dire seriamente, di ridere impunemente di tutto e di tutti.

Da questo umano desiderio di distensione e di libertà ebbero origine i Baccanali, in onore del dio Bacco, i Saturnali, in onore di Saturno e i Lupercali in onore di Fauno.

Le prime maschere furono utilizzate dagli Egiziani e dagli Indiani, ma soltanto durante i Baccanali tutti i cittadini di Roma, dal patrizio allo schiavo, si adornavano di maschere e di tralci di vite e si riversavano per le strade in preda ad una folle allegria.

Anche nei Lupercali, festa in onore di Fauno, i Romani facevano uso di maschere, si coprivano il volto con foglie di vite sulle quali praticavano due fori in corrispondenza degli occhi. Altrettanto facevano i soldati, che, così mascherati, formavano un corteo al seguito di caricaturali carri di trionfo che facevano girare per le strade mettendo in ridicolo i generali più temuti dall’allarmata.

I Saturnali furono istituiti per solennizzare l’uguaglianza regnante sotto Saturno quando questi, scacciato dall’Olimpo dal sommo Giove, riparò nel Lazio e vi fece fiorire l’età dell’oro, epoca felice in cui gli uomini non conoscevano ancora servitù e miseria. Mi piace credere a questa leggenda.

Originariamente i Saturnali duravano un solo giorno, l’imperatore Augusto li portò a 3 giorni e Caligola a 4. Successivamente la loro durata fu estesa ad una settimana. In quei giorni sparivano tutte le differenze sociali e il popolo dimenticava le sue pene, non rispettava nulla, non imponeva alcun freno alle proprie intemperanze, diceva dure verità che in altre circostanze non avrebbe osato dire.

Come mai questi riti pagani hanno potuto sopravvivere durante l’era Cristiana? Forse perché l’uomo si distacca assai difficilmente dai costumi del passato e anche quando seguendo l’impulso della ragione, li respinge o li combatte essi finiscono per trionfare trasformati in apparenza ma uguali nella sostanza.

Così il Carnevale deve annoverarsi tra le eredità pervenuteci dal più remoto passato. Il Carnevale è il re del mondo: nessuna usanza è più universalmente diffusa. Sotto forme più o meno svariate secondo il carattere di diversi popoli; noi lo troviamo a Calcutta e a Parigi, a Giava e a Londra, a Rio De Janeiro e a Napoli, a Roma e a Venezia.

Dappertutto e in tutte le epoche storiche si ritrovano queste feste della follia. Tanta uniformità e diffusione si può spiegare soltanto col desiderio dell’uomo di evadere dalla realtà molto spesso dura e difficile.

Il Medioevo ebbe il suo carnevale nelle feste cosiddette dei Pazzi o degli Innocenti o degli Asini; impossibile immaginare nulla di più stravagante di questi spettacoli burleschi che si concludevano con getti di acqua sugli spettatori.

In Italia la tradizione del Carnevale ha un primato indiscutibile e ha ispirato innumerevoli poeti e artisti che ne hanno fissato immagini d’abbagliante splendore.

Caratteristica del Carnevale romano fu per molti anni la corsa dei cavalli nel centro della città e la sfilata di un corteo di fiammelle simili a un mare agitato.

Il poeta Byron scriveva che, di tutti i luoghi della terra, Venezia era la città che offriva il carnevale più divertente e celebre per i canti, balli, serenate e maschere. Dai balconi piovevano confetti; tavoli da gioco riempivano le piazze; le maschere entravano anche nelle case di persone sconosciute e venivano amabilmente accolte.

La notte poi lo spettacolo diventava fiabesco; le gondole, illuminate da palloncini, fiaccole e lanterne, scivolavano sui misteriosi canali e sulle acque della laguna, cariche di canzoni, di musica e di maschere festanti.

Avevo letto che il Carnevale di Rio De Janeiro va visto almeno una volta nella vita. Nel 2018, trovandomi in Brasile da mio fratello, ho visto gli ultimi due giorni della festa. È il Carnevale degli eccessi per eccellenza, un’overdose di divertimento che concede gli onori ai piaceri della carne nel culmine della canicola estiva carioca.

Balli, musica, festa, eccentrici travestimenti ed euforia delle persone che danzano giorno e notte sono gli ingredienti del carnevale più folle del mondo. Le sfarzose parate organizzate dalle principali scuole di samba della città costituiscono una delle principali attrattive turistiche del Brasile.

Per tutto l’anno queste grandi e ricche organizzazioni lavorano per regalare agli spettatori emozioni indescrivibili. A rendere ancora più unico il carnevale di Rio è il fatto che i temi scelti sono diversi ogni anno; quindi è davvero impossibile trovare lo stesso costume o imbattersi in una scenografia già vista.

Se l’edizione del 2020 era riuscita a svolgersi davvero per un pelo, quella del 2021 non si può replicare: la pandemia ha imposto lo stop anche alla celebre manifestazione.

Auguriamoci di vedere in un prossimo futuro feste di Carnevale ancora più belle per dimenticare, almeno per qualche giorno, i problemi della vita consueta.

Giovanni Vuotto

Silvia De Simone
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