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Il terremoto del 1980

Il terremoto del 1980

Il terremoto colpì alle 19:34:53 di domenica 23 novembre 1980: una forte scossa della durata di circa 90 secondi, con un ipocentro di circa 10 km di profondità, colpì un’area di 17.000 km² che si estendeva dall’Irpinia al Vulture, posta a cavallo delle province di Avellino, Salerno e Potenza. I comuni più duramente colpiti (X grado della scala Mercalli)  furono quelli di Castelnuovo di Conza (SA), Conza della Campania (AV), Laviano (SA), Lioni (AV), Sant’Angelo dei Lombardi (AV), Senerchia (AV), Calabritto (AV) e Santomenna (SA).

TESTIMONIAZA DI VINCENZO, IL NONNO DI MARTA

Nonno, dove ti trovavi e cosa facevi quando, il 23 novembre 1980, in Irpinia tremò?

Ero andato a vedere un film al Cinema Nuovo di Lioni, poi, prima che cominciasse a tremare, arrivai davanti al palazzo in cui vivevo per andare a prendere e portare a casa i miei figli e mia moglie.

Cosa facesti subito dopo?

Dopo aver parcheggiato l’auto, all’improvviso iniziarono a cadere calcinacci,  pensai in quel momenti che fossero stati lanciati da alcuni bambini, invece, immediatamente dopo, ci fu una scossa così forte da scaraventarmi vicino al recinto del palazzo. Appena alzai lo sguardo  vidi lo stabile sgretolarsi davanti a miei occhi; sapendo che mia moglie e i miei figli si trovavano all’interno provai un attimo di sconforto, ma poi mi feci coraggio e mi precipitai davanti alle macerie per cercarli. Portai con me il CRICK della macchina e una torcia portatile e cominciai a scavare e a chiamarli come potevo: appena sentii delle voci  iniziai a togliere le macerie. Per prima trovai la sorella di mia moglie, purtroppo senza vita, che stringeva tra le braccia il figlio fortunatamente vivo, poi tirai fuori tutti gli altri che miracolosamente erano sopravvissuti, ma con gravi ferite. Dopo un primo, disperato tentativo di tamponare le ferite, ci rifugiammo in un posto sicuro in cui accendere il fuoco e aspettare l’arrivo della luce del giorno. In quel momento dovetti lasciare la mia famiglia al sicuro per andare a cercare altri parenti, attraversando le campagne perché il paese era inaccessibile:  purtroppo molti di loro non erano più in vita. Più tardi tornai dalla ma famiglia, portando nel cuore una terribile notizia.

Cosa successe dopo?

Arrivarono i pompieri che, ritrovandosi davanti quella tragedia, rimasero sconvolti e chiamarono i rinforzi. Tutti cercavano disperatamente riparo, noi lo trovammo sotto una tenda e dopo un po’ di giorni iniziò a fare tanto freddo, quindi andammo a Campobasso  in una casa nella quale abbiamo vissuto per un anno. Dopo vari mesi siamo tornati a Lioni, abbiamo vissuto in un prefabbricato per venti lunghi anni e pian piano ci siamo trasferiti definitivamente qui.

Di questo terremoto, qual è l’immagine che ti è rimasta scolpita nella memoria?

Dover vedere, due giorni dopo il sisma,  tante persone decedute che non potevano avere una degna sepoltura e che venivano messe in una fossa comune.

Per concludere, cosa ha rappresentato per te il terremoto del 1980?

Ha rappresentato una terribile tragedia che mi è rimasta scolpita nel cuore e che non potrò dimenticare.

RACCONTO DELL’ESPERIENZA DI ATTILIO, NONNO DI SOFIA, RIPORTATO DALLA NIPOTE

Prima del terremoto mio nonno era nel salotto che guardava la partita e i miei zii giocavano sul tappeto, mentre mia nonna saliva le scale con mio padre di sette mesi in braccio. Si sentì improvvisamente un boato e la terra iniziò a tremare: nonno era rimasto a terra con i miei zii in braccio, mia nonna era ancora per le scale ma per fortuna lei e mio padre si salvarono. Appena le scosse diedero un attimo di tregua uscirono tutti dalla casa e con altre persone si rifugiarono dove ora si trova la scuola. Poi mio nonno rientrò a casa per prendere il latte a mio padre. Il giorno dopo partirono per Roma, dove li attendeva la sorella di mio nonno. Lui racconta che, tra le tante cose, fu colpito particolarmente un pastore tedesco impaurito: ne rimase impressionato perché solitamente i cani non hanno paura.

 Lavoro svolto da: Q. S.,  T. P., M. Z. e R. M. P., classe I° sez. B

 

Silvia De Simone
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