728 x 90

Impressioni di genere

Impressioni di genere

 

Se foste un editore, scegliereste di pubblicare il libro di un uomo in carriera o di una donna casalinga?

Inizio questo scritto con una domanda alla quale io stessa risponderei in favore del primo, sia per ragione di affari ovvero perché avrei più credibilità sul mercato e quindi avrei più probabilità di vendere il libro, sia perché le casalinghe, tutte concentrate sulla casa e sui figli, non hanno effettivamente molte possibilità di creare testi di una certa qualità.

Come afferma Virginia Woolf, una donna per scrivere deve avere dei soldi propri e una stanza tutta per sé, dotazioni che non si riscontrano nella maggior parte delle casalinghe.

Ho avuto il privilegio di leggere “Una stanza tutta per sé” in edizione RoRoRo della casa editrice Clichy, grazie al dono inaspettato di una libraia che è così esperta nel suo lavoro da indovinare i gusti dei suoi clienti prima ancora che essi stessi li conoscano.

L’autrice scrisse queste riflessioni nel 1928 per esporle davanti ad una platea di giovani studentesse. Di tempo ne è passato da allora, le sue affermazioni sono ancora vere?

Come aveva previsto, oggi le donne sono entrate in quasi tutte le classificazioni ed i mestieri, ci sono donne astronaute, donne militari, donne scienziate, donne architetto, donne medico, donne giudice, donne falegname, donne parlamentari ecc.

Tuttavia c’è ancora quella sensazione che le donne debbano faticare di più dell’uomo per restare nel mondo del lavoro, della politica, della cultura.

L’impressione è che le donne che entrano in questi mondi debbano imparare a modificare se stesse o cedere parte della propria natura, col rischio ad un certo punto di doversi tirare indietro. Proviamo ad indagare questo fenomeno.

Le campagne femministe, come aveva già immaginato Virginia Woolf, non hanno sortito e non sortiscono il giusto effetto perché proclamano la supremazia di un sesso sull’altro.

Questa affermazione di superiorità, sia da parte degli uomini che da parte delle donne, questa contrapposizione come tra squadre in gara per la conquista di un premio, questa lotta di rivendicazioni e accuse è arida e puerile.

Ed anche la lotta per ottenere la parità dei sessi è sfiancante ed inutile.

Degli uomini nella storia sappiamo tutto, delle donne invece non c’è alcuna biografia e per sentire dei nomi femminili dobbiamo arrivare alla fine dell’ottocento, inizi del novecento.

Prima di questa data la donna è stata quella che l’uomo percepiva e desiderava, quella che era nell’immaginario maschile. Per questo per anni la donna è stata come l’uomo la vedeva e nel posto in cui l’uomo l’aveva riposta. Era in casa e nei campi, era alla cura dei figli e del focolare, era docile, rispettosa, silenziosa, era musa ispiratrice al suo fianco, era un corpo da mostrare per gioco e per piacere.

Questo non significa che la donna non sia in grado di pensare a se stessa, ma che per secoli è stata abituata a vedersi solo attraverso gli occhi dell’altro sesso. L’indipendenza economica e la libertà di studiare, leggere, pensare da sé sono conquiste recenti.

Dunque, c’è ancora molto da scoprire sull’universo femminile, che secondo Virginia Woolf è caratterizzato da una grande creatività, vera forza della femminilità.

In che modo questa creatività viene riconosciuta e trova spazio nella società?

È ben noto a tutti che le donne figurino raramente nei libri di storia e tra la toponomastica cittadina. Certo le donne non sono andate in guerra, hanno fatto pochissime scoperte scientifiche e pubblicato pochi i libri, non hanno guidato Nazioni. Ma le donne del passato di cui siamo eredi, ci ricorda la Woolf, “erano a casa impegnate a partorire, allevare, insegnare fino a sei o sette anni”, ai miliardi di esseri umani che sono passati su questa terra fino ad oggi.

Il problema è che ancora adesso questa attività è considerata evidentemente secondaria, infatti non ha una retribuzione, una tutela, un riconoscimento, e ciò si deve al fatto che la società è creata prendendo a modello la natura dell’uomo, a cui è estranea la maternità.

Se osserviamo attentamente le istituzioni sociali, politiche, giuridiche, economiche,  sono state create dall’uomo secondo il suo unilaterale modo di vivere e le sue attitudini, come un vestito su misura.

Alcune strutture, come la scuola, se fossero state pensate da una donna (in Italia abbiamo proprio l’esempio di Maria Montessori), sarebbero sicuramente diverse da come sono oggi.

Se questo è vero, dunque ogni strada da percorrere, ogni ruolo da ricoprire, ogni lavoro da svolgere sono pensati dall’uomo e progettati per i suoi passi e per la sua forma. Anche quando egli ha pensato qualcosa per le donne lo ha fatto secondo il suo modo di vedere il mondo femminile.

Immaginiamo che il posto di lavoro da ricoprire abbia la forma di triangolo mentre la donna abbia la forma rotonda. Quest’ultima può provare a starci dentro, comprimersi, modificare la propria natura, ma per quanto tempo? Il rischio è che la donna non desideri proprio entrarvi in un posto del genere oppure che molto presto lo abbandoni per ritornare a chiudersi in casa, che essendo quadrata, in effetti la fa stare più a suo agio.

In quest’ottica poco importa se una donna viene chiamata avvocato o avvocata, perché la sostanza è che quando lavora sta facendo un mestiere strutturato per un uomo. Quindi meglio chiamarsi avvocato. Lo fa come lo farebbe un uomo.

Ciononostante, sostiene Virginia Woolf, è davvero “un peccato che le donne debbano agire da uomini, vivere come uomini, sembrare uomini”.

Perché ogni sesso ha delle caratteristiche proprie, nessuno è dominante. Anzi, quando i due sessi si aiutano, collaborano, si crea armonia.

Il messaggio della scrittrice inglese è ancora oggi attuale: ognuno dovrebbe essere invogliato ad essere semplicemente se stesso.

In fondo, non dimentichiamo che c’è una parte femminile nell’uomo ed una maschile nella donna. Anche queste devono essere in armonia, se prevale solo una c’è inaridimento.

Infatti, chi lo ha detto che l’uomo non sia creativo e non abbia delle passioni? Inoltre, siamo proprio sicuri che l’uomo non desideri passare più tempo con i figli anziché andare a lavoro quando ancora dormono e tornare quando è ora di cena?

A tal proposito sono stati tantissimi gli uomini che hanno applaudito alla concessione, promessa dalla giovanissima Premier Finlandese, del congedo parentale di 14 mesi per entrambi i genitori, cumulativo e da dividere tra la mamma ed il papà.

La compressione dentro degli stereotipi, sia per l’uomo che per la donna, non genera né pace né libertà. Essere se stessi e contribuire in quanto tali, con la propria unicità alla società, fa bene alla propria vita e al mondo intero.

Il 28 marzo 2021 ricorrono 80 anni dalla scomparsa di Virginia Woolf, influente scrittrice del novecento.

 

 Chiara Cavallaro

avvocato, scrittrice, promotrice della lettura

Silvia De Simone
Silvia De Simone
ADMINISTRATOR
PROFILO

Articoli Correlati

Lascia un commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati con *