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In memoria di Giovanni Palatucci

In memoria di Giovanni Palatucci

Giovanni Palatucci nacque a Montella (Avellino, Irpinia) il 29/05/1909, unico maschio di tre figli.

L’ambiente famigliare influenzò Giovanni, inculcandogli amore ed abnegazione.

Si iscrisse al corso di Laurea di Giurisprudenza all’Università di Napoli, dalla quale si trasferì a quella di Torino, per assolvere il servizio militare, entrò volontario nella scuola allievi ufficiali di complemento a Moncalieri. Il 16 dicembre 1932 si laureò all’Università di Torino.

Non intraprese la carriera forense, ma entrò in Polizia alla questura di Genova, come Vicecommissario. In un’intervista accusò la Polizia di burocratismo e di essere lontana dai problemi dei cittadini, Non fu espulso, ma lo trasferirono alla questura di Fiume.

A seguito delle leggi razziali, la posizione dei cittadini ebrei diventò drammatica e Palatucci, che era a capo dell’ufficio stranieri della Questura, si prodigò per aiutarli ad entrare in Italia attraverso il valico di Fiume, fornendo loro documenti falsi, evitando di attuare qualsiasi forma di verifica sugli ebrei passati nel suo ufficio, per garantire un minimo di provvisoria sicurezza,  li nascondeva presso famiglie o comunità religiose sicure.

Tentò di impedire la deportazione nei centri di internamento italiani, ma riuscì a trasferirli verso il campo di internamento di Campagna (SA) presso lo zio vescovo, Giuseppe Maria Palatucci, supportato dalla popolazione di quel luogo.

L’8 settembre 1943 i tedeschi presero possesso di Fiume, molti funzionari si fecero trasferire, ma Palatucci restò e gli fu affidata la funzione di Vicequestore, poté così continuare a soccorrere i profughi ebrei sottraendoli alla deportazione nei campi in Italia.

 

Violando le leggi razziali si espose a gravi rischi. Pur potendo salvarsi in Svizzera, accompagnò al confine sua madre e la fidanzata ebrea, ma non le seguì e fece ritorno a Fiume.

Fu arrestato con l’accusa di collaborare con il nemico e fu rinchiuso nel carcere di Coroneo di Trieste per circa un mese. Venne poi trasferito al KZL di Dachau e gli fu tatuata sul braccio la matricola 117826 in quanto internato politico italiano.

 

Morì il 10 febbraio 1945 per l’epidemia di tifo e fu sepolto nella fossa comune.

Qualche anno dopo giunsero i riconoscimenti del suo operato.

A Tel Aviv (città in Israele) gli fu dedicata una via, una foresta nei pressi di Gerusalemme e l’unione delle comunità israelitiche italiane gli assegnò una Medaglia d’Oro alla memoria.

Il 19 maggio 1995 il Presidente Oscar Luigi Scalfaro gli conferì una Medaglia d’Oro al merito civile. Negli anni furono intitolate strade e sedi del Commissariato della Polizia di Stato. Molte testimonianze della sua opera a favore degli ebrei provengono da istituzioni ebraiche, da persone da lui salvate e da varie istituzioni italiane.

 

Possiamo essere orgogliosi di Giovanni Palatucci, cittadino irpino, per le sue gesta coraggiose e meriti eccezionali. Ha compiuto uno straordinario e generoso atto, sacrificando se stesso allo scopo di proteggere gli ebrei.

 

Lavoro di : L.M., classe 3 sez. A, plesso di Teora

Silvia De Simone
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