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Intervista a Federica, nipote di Gaetano Iannella, sopravvissuto all’orrore del campo di concentramento di Buchenwald.

Intervista a Federica, nipote di Gaetano Iannella, sopravvissuto all’orrore del campo di concentramento di Buchenwald.
  1. Potresti parlarci dell’esperienza terribile vissuta da tuo nonno attraverso il ricordo dei suoi racconti?
  2. Cosa ti ha colpito maggiormente?
  3. Cosa direbbe tuo nonno alle giovani generazioni per ricordare il dramma della deportazione?

 

  1. La storia di mio nonno è una storia di coraggio, onore e forza, ma anche una storia ricca di orrore e paura; non solo paura della morte, ma soprattutto paura degli esseri umani. Tutto inizia nel 1940, quando viene chiamato alle armi e trasferito a Tripoli per combattere al fianco dei tedeschi, durante la campagna del Nord Africa, agli albori della Seconda Guerra mondiale, contro gli Alleati. Nel 1942 viene rimpatriato ma dopo circa un anno, nel maggio del 1943, viene richiamato in Albania presso il Terzo Reggimento Armato, Quarta Batteria. Intanto lo scenario mondiale vedeva per la prima volta una calorosa avanzata degli Alleati che iniziarono a sconfiggere le forze dell’Asse. Il primo Stato ad arrendersi fu l’Italia: la Germania si sentì profondamente tradita e molti soldati italiani vennero uccisi o deportati nei campi di sterminio. Anche a mio nonno spettò questo destino e il 15 settembre del 1943 venne catturato e internato nel campo di concentramento n. 10 B di Buchenwald in Germania. I racconti di mio nonno evidenziavano l’aria di terrore e di paura che si respirava all’interno di quel campo: gli uomini non avevano più alcuna dignità e nessuna speranza per il futuro: l’unica certezza era la morte che ogni giorno veniva toccata con mano. I forni crematori del campo erano attivi giorno e notte, i prigionieri venivano messi in fila e così andavano incontro alla morte. Anche mio nonno ha fatto quella fila, senza ormai alcuna speranza di sopravvivenza, ma ad un tratto lui racconta di essersi sentito chiamare da un soldato che aveva combattuto al suo fianco nei mesi precedenti. Fu lui ad indicargli una via di fuga attraverso il bosco, dove il nonno rimase nascosto per circa tre giorni. Uscito da quel nascondiglio ha camminato ininterrottamente per mesi e mesi, senza fidarsi assolutamente di nessuno. Il 10 giugno 1945 arrivò a Montella dove ormai tutti lo credevano morto.

Per anni lui si è rifiutato di raccontare l’esperienza e l’atrocità della guerra: l’unica cosa che rispondeva, quando noi nipoti chiedevamo qualcosa in merito, erano le parole che alla radio annunciarono la definitiva conclusione della guerra. Tutta la famiglia Iannella è onorata di aver avuto un padre, nonno e marito capace di trasmettere il valore della dignità, del coraggio e del sacrificio.

  1. La cosa che più mi ha colpita è stata la sua completa assenza di fiducia nel genere umano durante tutto il tragitto dalla Germania a Montella. Non ha accettato l’aiuto di nessuno, neanche un pezzo di pane da mani estranee per paura di quello che potesse accadergli nonostante la stanchezza, la fame, le avversità. Ricordo poi che, nonostante l’età e la poca memoria, ricordava perfettamente la notizia che passò in radio e che annunciava la fine della guerra: era l’unica cosa che diceva quando noi nipoti gli chiedevamo di raccontarci qualcosa.

3. Non credo direbbe molto, era una persona di poche parole. Eppure bastava ascoltare i suoi brevi e rari racconti e vedere gli occhi che gli si riempivano di lacrime per capire l’atrocità del dramma che ha vissuto ma contemporaneamente la grande fortuna che gli ha concesso di sopravvivere ad una morte ormai certa.

Sicuramente direbbe di non dimenticare mai quanto è successo, ripeterebbe che è fondamentale ricordare alle nuove generazioni quanto accaduto in passato per evitare che il dramma vissuto da lui e da milioni di altre persone possa ripetersi.

1 commento
Silvia De Simone
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1 Commento

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    Giuseppina Iandiorio
    27 Gennaio 2021, 9:59

    bellissima testimonianza, della cara nipote , nei confronti del GRANDEEEEE NONNO..Immagino un tragitto lungo, ma ricco di SPERANZA, Davvero un EROE..Complimenti di ❤

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