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La crudeltà dell’uomo: errori ed orrori della storia.

La crudeltà dell’uomo: errori ed orrori della storia.

Il 27 gennaio ricorre la memoria liturgica di Santa Elvira, dall’ebraico = tempio di Dio. Qualche anno fa, visitando la chiesa di San Pedro a Barcellona, mi ha colpito la statua di questa Santa, ricordo lo sguardo dolce, la corona in testa, la veste bianca, la tunica rossa, la spada nella mano sinistra, un ramoscello d’olivo in quella destra e, alle spalle, una croce su cui probabilmente fu crocifissa. Siccome ho una carissima amica che porta questo nome, ricordo l’anniversario con grande affetto.

Da alcuni anni ho un motivo in più per ricordare il 27 gennaio: è il giorno della memoria istituito nel 2005 per ricordare le vittime dell’olocausto di cui furono responsabili le autorità della Germania nazista e i loro alleati.

La parola deriva dal greco e significa tutto bruciato, bruciato interamente. Le vittime furono oltre 15 milioni di cui 5-6 milioni di ebrei, ma non dimentichiamo le minoranze etniche, alcuni gruppi religiosi, omosessuali e portatori di handicap mentali e fisici.

L’olocausto, in quanto genocidio degli ebrei, è identificato più correttamente con il termine Shoah dall’ebraico=catastrofe, distruzione.

L’eliminazione della maggior parte degli ebrei in Europa fu organizzata e portata a termine dalla Germania nazista attraverso un complesso apparato amministrativo, economico e militare che culminò con la “soluzione finale” della questione ebraica, cioè l’annientamento degli ebrei nelle strutture appositamente predisposte (campi di sterminio).

I campi di concentramento per gli “indesiderabili” erano disseminati in tutta Europa: qui i prigionieri morivano a causa delle terribili condizioni di vita, per malattie o per esperimenti condotti su di loro da parte dei medici dei campi.

Il più grande insediamento di prigionieri è quello di Auschwitz, composto di tre campi e 45 sottocampi costruiti durante l’occupazione tedesca della Polonia in cui i deportati venivano utilizzati per lavorare nelle diverse industrie tedesche dei dintorni.

All’ingresso del campo vi è la scritta “Arbeit macht frei” (il lavoro rende liberi). Famigerato è il campo di sterminio di Birkenau che ospitava fino a 100.000 prigionieri contemporaneamente e 4 grandi forni crematori, fosse ardenti ininterrottamente giorno e notte che potevano bruciare oltre 1.000 cadaveri nelle 24 ore.

Questi campi di concentramento erano vere e proprie catene di montaggio:

  • Industrie ove i prigionieri lavoravano oltre 15 ore al giorno;
  • Camere a gas in cui venivano ammazzati i detenuti non più in grado di lavorare per malattie ostenti;
  • Forni crematori in cui venivano smaltiti i cadaveri.

Cosa ci insegna l’olocausto? Prima di tutto la cattiveria umana non ha limiti. Quando si vuole offendere una persona si usa dire “sei una belva”. Ma le belve uccidono solo per necessità o paura; l’uomo invece uccide anche gratuitamente, senza nessun motivo specifico.

Poi la pace nel mondo. La pace è il bene più prezioso cui possiamo aspirare; ma la pace non è soltanto assenza di guerra tra popoli ma anche una condizione dello spirito, la pace interiore ovvero uno stato di quiete o tranquillità dell’anima.

Infine la cultura: il sapere non si può comprare ma si conquista sui libri cartacei o digitali con impegno e dedizione. La conoscenza porta all’amore e l’amore alla gioia.

È giusto che la scuola riprenda un tema importante come l’olocausto e celebri la giornata della memoria, giorno in cui fu liberato il campo da parte degli americani.

Un paese che ignora il passato non può avere un futuro. La memoria è un bene prezioso e doveroso da coltivare e serve a difendere la democrazia.

Alcuni amici mi chiedevano consigli sui luoghi da visitare all’estero. Qualche anno fa elencavo i posti più belli d’Europa, adesso consiglio di fare la prima visita ai campi di concentramento e fissare nella mente e nel cuore foto e oggetti: bambini in fila dietro il filo spinato, valigie e scarpe accatastate, capi intimi ammassati alla rinfusa, pettini sparsi; c’è tanto da vedere e ancora più da riflettere.

Nel campo di concentramento di Dachau una fila di baracche mi ricordava gli insediamenti di prefabbricati del 1980. Ma in ogni prefabbricato vi era la vita; in ogni baracca la morte.

Nei nostri container stufa, cucina, letto tutto in ordine; il calore umano sprigionava gioia e speranza.

Bastava aprire una delle baracche di Dachau per trovarsi di fronte a un luogo macabro, infernale. Non ci voleva molta fantasia per immaginare gli abitanti come scheletri viventi in pigiama a strisce, sporchi, laceri, fantasmi traballanti dagli occhi assenti che cadevano a terra per mancanza di forze, prigionieri affamati che praticavano il cannibalismo: si cibavano anche di cadaveri.

Quando il campo di Dachau venne liberato dall’esercito degli Stati Uniti, i soldati americani, inorriditi per le condizioni dei prigionieri iniziarono ad uccidere, una ad una, tutte le guardie del corpo.

Credo o almeno spero che nel mondo non esistano più cose del genere, ma non dobbiamo dimenticare quello che è accaduto alcuni decenni fa, dobbiamo tenere alta la guardia per evitare che si verifichino atti vandalici contro la memoria come quello del novembre 2014 quando fu danneggiato il cancello di ingresso e asportata la scritta “il lavoro rende liberi”.

Rinnegare la Shoah è come rinnegare la presenza del Coronavirus nel mondo. Alcune migliaia di ex detenuti morirono dopo la liberazione per debolezza, malattie o per i postumi della prigionia. Questo sta ad indicare che non ci dobbiamo mai considerare al sicuro, nemmeno quando ci sembra che i pericoli siano tutti alle nostre spalle.

Giovanni Vuotto

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Silvia De Simone
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1 Commento

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    Giuseppina Iandiorio
    27 Gennaio 2021, 9:38

    Giungano i miei affettuosi complimenti sign Giovanni Vuotto, ha illustrato nei minimi dettagli i campi di concentramento, facendoci percepire le atrocità contro la razza ebrea…Speriamo che dentro di noi sia un ricordo sempre vivo..non solo oggi, giorno della memoria . MI AUGURO CHE LA PAROLA PACE , ALEGGI NELLA VITA DI TUTTI NOI, DISTINTI SALUTI

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