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La Santa Pasqua

La Santa Pasqua

La Pasqua per i cristiani non è solo la storia di un passaggio: quello di Gesù, dalla morte (venerdì) alla vita (domenica) ma è anche il prolungamento di quella luce che continua ad illuminare le nostre notti. Una delle poche testimonianze di quella notte è conservata a Torino: la Sacra Sindone, il telo/sudario nel quale (per noi cristiani) fu avvolto il corpo di Gesù dopo la deposizione dalla Croce. Ogni volta che guardo la Sindone resto affascinato e atterrito. Affascinato perché posso ammirare qualcosa che la scienza ancora oggi non riesce a spiegare se non ammettendo che una forte luce è uscita dal corpo dell’uomo della Sindone e si è impressa sul telo stesso (come una foto però in negativo); atterrito perché dinanzi ad una testimonianza così evidente molti continuano ad essere ostinati e a cercare spiegazioni per non credere. Poi però riflettendo, penso tra me e dico: per chi crede nessun segno è necessario, per chi non crede nessun segno è sufficiente.

Perché anche per noi la Pasqua di Gesù segna un passaggio verso la luce e il giorno?

«La fede cristiana – è la considerazione di un grande pensatore come Romano Guardini – tiene o si perde a seconda che si creda o no alla risurrezione del Signore. Essa è il suo cuore». Nei vangeli troviamo che le prime testimoni della risurrezione di Gesù sono donne. Non esiste religione al mondo più del cristianesimo che abbia dato ruolo centrale e fondamentale alla donna, nella missione di evangelizzazione. Giovanni, nel capitolo 20 del suo Vangelo scrive: «Il primo giorno dopo il sabato, Maria di Magdala si recò al sepolcro di buon mattino …». Cosa è avvenuto in quel primo giorno dopo il sabato? Maria di Magdala, con sollecitudine, va al sepolcro di Gesù mentre è ancora buio: vede la pietra ribaltata ma non riesce a capire cosa sia accaduto. Pensa: «Hanno portato via il corpo di Gesù!»

Era buio fuori, ma soprattutto dentro il cuore di quella donna (come nel cuore di chiunque altro che amava quel profeta che «aveva fatto bene ogni cosa»); il buio per la perdita dell’unico che l’aveva capita: non solo le aveva detto cosa aveva nel cuore, soprattutto l’aveva liberata da ciò che l’opprimeva più di ogni altra cosa (scrive Marco che era stata liberata da sette demoni). Con il cuore triste Maria si recava al sepolcro. Forse ricordava i giorni precedenti la passione, quando gli asciugava i piedi dopo averglieli bagnati con unguento prezioso, e gli anni, pochi ma intensi, passati con quel profeta. Con Gesù l’amicizia è sempre affascinante; si potrebbe dire che quest’uomo non lo si può seguire da lontano, come ha fatto Pietro in questi giorni. Arriva il momento della resa dei conti e quindi della scelta di un rapporto definitivo. L’amicizia di Gesù è di quella specie che porta a considerare gli altri più di se stessi: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15,12). Maria di Magdala lo constata di persona quel mattino quand’è ancora buio. Appena giunta al sepolcro ella vede che la pietra posta sull’ ingresso, una lastra pesante come ogni morte e ogni distacco, è stata ribaltata. Neppure entra. Corre subito da Pietro e da Giovanni: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro!», Maria di Magdala sa che Lui è il grande bene, è l’unico bene: ed è stato portato via! E allora corre da Pietro e da Giovanni come a risvegliarli a una consapevolezza: ci hanno portato via il Signore! Osserviamo bene questa figura di donna: è la donna che “irrompe” nella comunità dei discepoli di Gesù, come per ridestare a una responsabilità: vi stanno portando via il Signore, vi hanno portato via il Signore. Ma non ve ne accorgete? Ma ci pensate? E il vangelo della risurrezione continua: Pietro e Giovanni alle parole della donna escono dal Cenacolo e corrono verso il sepolcro di Gesù: «Correvano insieme tutti e due», è il segno del loro attaccamento a Gesù. Il correre di Pietro e di Giovanni diventa simbolo del cammino di ogni uomo verso la fede nel mistero di Cristo risorto, è la corsa verso la certezza della risurrezione. Perché «se Cristo non è risorto – è il messaggio di Paolo ai primi cristiani – è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede». Anche nella narrazione dell’evangelista Matteo troviamo alcune donne che di buon mattino si recavano al sepolcro per ungere il corpo di Gesù e dicevano: «chi ci farà rotolare via la pietra dall’ingresso del sepolcro?». Pasqua dice chiaramente che a tutto può esserci un rimedio, nessun ostacolo, pur grande che sia, è inamovibile. Le donne vanno al sepolcro per profumare il corpo esanime di Gesù e invece sono loro stesse a ricevere un profumo nuovo che devono portare agli altri: «andate annunciate ai miei fratelli … andate in Galilea là mi vedranno» (Mt 28,1-10). Queste donne dopo la Pasqua passano dalla delusione e lo sconforto della morte, alla speranza e alla testimonianza della vita? Pasqua dunque anche per noi deve significare passare da un modo di vivere che dinanzi a eventi della vita ci fa dire: ORMAI … tutto è finito; non c’è più nulla da fare; siamo finiti; ad una

speranza che ci fa dire ANCORA … è possibile … riprendere vita, rialzarsi, ricominciare …. Il macigno rotolato davanti al sepolcro dice chiaramente che a tutto può esserci un rimedio, nessun ostacolo, pur grande che sia, è inamovibile. In noi cosa cambia dopo aver ascoltato il medesimo messaggio di quella notte? «Non è qui è risorto. Perché cercate tra i morti colui che è vivo?» (Lc 24,5). Anche a noi ci viene chiesto perché cerchiamo tra i morti (nei luoghi di morte) il senso e la pienezza della vita? Nel vangelo il cimitero dura tre giorni. Noi cristiani moderni siamo più devoti ai cimiteri che alle cene eucaristiche. La risurrezione di Gesù da me deve essere creduta, vissuta e annunciata. Pasqua di Resurrezione è celebrazione di un amore che non finisce, ma che tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. L’amore è sempre luminoso anche se è disposto a passare per l’oscurità delle tenebre. L’augurio per questa Pasqua che, ci vede dopo un anno ancora a lottare contro un nemico invisibile ci stimoli a cercare la soluzione nell’”invisibile” e parafrasando il Piccolo Principe: … è solo con il cuore che si può vedere veramente, l’essenziale è invisibile agli occhi.

La luce che brillò in quella prima Pasqua e fu impressa nella Sacra Sindone sia la nostra forza perché l’annuncio che promana per noi oggi è quello di sempre: la promessa che Dio ci dona, attraverso la Pasqua di Gesù, è più forte di qualunque minaccia. Gesù ci dice: Abbiate fiducia restate con me e vincerete. Amen, Alleluia, Buona Pasqua di Risurrezione

Pace e bene

Fr. Antonio Garofano ofm

Silvia De Simone
Silvia De Simone
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