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LA SHOAH E IL TRENO DEI BAMBINI

LA SHOAH E IL TRENO DEI BAMBINI

All’epoca della Repubblica di Weimar – ovvero dal 1919 in poi – gli ebrei tedeschi erano e si sentivano tedeschi a tutti gli effetti, erano integrati nella società e molti avevano avuto successo nelle loro attività e si erano arricchiti. Improvvisamente gli ebrei diventarono, nell’opinione dei gerarchi fascisti e di Adolf Hitler, un pericoloso nemico interno, colpevole di molti dei problemi che affliggevano la Germania. Non sappiamo se all’inizio la retorica di Hitler fosse solo semplice propaganda ma sappiamo che, dopo anni di atroci discriminazioni che rendevano la vita impossibile agli ebrei tedeschi, nel 1942 la Germania nazista adoperò spazi, uomini e risorse per mettere in pratica ciò che i gerarchi nazisti avevano definito la “soluzione finale”: lo sterminio di tutti gli ebrei. Proprio in questi anni, in cui sono sempre meno superstiti della Shoah che hanno vissuto questa esperienza sulla loro pelle e possono ancora testimoniare, nuove teorie cospirazioniste negano l’esistenza stessa della Shoah e, quindi, è sempre più importante ricordare lo sterminio di milioni di ebrei ad opera dei nazisti, un fenomeno reale e documentato, che avvenne nel cuore d’Europa non troppo tempo fa.

Alcuni storici ed alcuni sopravvissuti hanno chiamato e chiamano tuttora questo fenomeno Olocausto, una parola greca, che fa riferimento a sacrifici praticati nell’epoca antica (in particolare da greci ed ebrei) in cui le vittime venivano bruciate per intero, esattamente come migliaia di ebrei giustiziati e bruciati dai nazisti nei forni crematori.

 IL TRENO DEI BAMBINI ( recensione del romanzo di Viola Ardone, pubblicato nel 2019)

 ”Napoli, inverno 1946. La guerra è finita, ma non la fame e la miseria. Nei vicoli dei quartieri spagnoli di Napoli i bambini si nutrono di tozzi di pane o di quello che trovano o rubano al mercato, camminano a piedi scalzi, perché le famiglie non hanno i soldi per comprare le scarpe e i piccoli imparano molto presto l’arte di arrangiarsi . Il romanzo “Il treno dei bambini” si rifà ai “treni della felicità” che sono partiti davvero per il Nord e si spinge anche oltre perché racconta sapientemente l’ambiente, le circostanze, descrivendo persone diverse da quelle del “rione sanità”, esponendo circostanze che cambieranno completamente Amerigo, il protagonista, e gli faranno fare delle scelte diverse. Amerigo è un bambino di otto anni, figlio di Antonietta che prima di lui ha avuto un altro figlio, morto alla tenera età di tre anni. Il padre non c’è, forse un giorno tornerà dall’America, dove è andato (secondo Amerigo).  Incontriamo Amerigo e Antonietta nella prima pagina del libro, mentre si recano in un locale del comune, dove una signorina di nome Maddalena Cresciuolo, che dice di aver combattuto contro l’oppressione dei nazisti, si congratula con Antonietta perché sta facendo un  immenso  regalo al figlio offrendogli un’opportunità. Il P.C.I. ha organizzato dei treni speciali per portare i bambini di Napoli in Emilia e Antonietta, pur sentendosi in colpa, vuole offrire questa possibilità al figlio. Amerigo partirà assieme a tanti altri bambini, rimarrà ospite di Derna per alcuni mesi, andrà a scuola, incontrerà e passerà le sue giornate con la famiglia della sorella di Derna e si affezionerà ad Alcide, il capofamiglia, che lo tratta come uno dei suoi figli. Amerigo imparerà a suonare il violino e quando ritornerà a Napoli scapperà di nuovo verso il Nord e tornerà soltanto parecchi anni dopo per il funerale della madre. Questo ultimo ritorno gli farà capire tante cose, soprattutto riguardo a lei, che è una figura molto bella.

La scrittrice Viola Ardone riesce con grande maestria a dipingere con tratti scarni ma incisivi il carattere e la personalità di Amerigo e di Antonietta. Molto realista risulta anche la descrizione del momento storico in cui è ambientato il romanzo. La solidarietà tra Nord e Sud che si respira in questo libro fa riflettere.”

Lavoro svolto da: M. R., S. Q. e  P. T., classe 1 sez. B

Silvia De Simone
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