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La tradizione dei falò

La tradizione dei falò

La tradizione dei falò a Lioni nasce come un rito propiziatorio legato al culto pagano  della Dea Cerere , di cui troviamo tracce in un graffito abbastanza interpretabile trovato  in alcune tombe o fosse comuni risalenti alla metà del 1600, venute alla luce quando nel  1975  iniziarono gli scavi per i lavori di trasformazione della facciata della chiesa di San  Rocco. Lo stesso graffito è menzionato anche dal Prof. Vincenzo Cannaviello in un suo studio su “  Avellino e l’Irpinia “ del 1943-44.

Non a caso questi fuochi venivano accesi sulle nostre campagne in novembre, dopo le  semine e prima del riposo invernale della terra, perché la Dea propiziasse le messi e i raccolti. E non a caso il 21 novembre , nel nostro calendario locale , è fissata la data di una  ricorrenza “ La Madonna ca non se sape”, il giorno cui si osservava rigorosamente  l’astinenza dalle carni e si facevano le penitenze.

La data fissata per questa ricorrenza da sempre è stata l’8 dicembre , giorno  dell’Immacolata Concezione e quindi per noi lionesi è diventata “ La madonna de ro  fuoco”. Negli ultimi giorni di novembre nel paese già si iniziava la raccolta della legna, i  ragazzi del rione in gruppi andavano per le campagne , bussavano alle porte di tutti e tutti  contribuivano, anche i più poveri, nella misura che potevano con una fede immensa.

La legna veniva trasportata con le carriole al centro dei quartieri del paese. In tarda mattinata si iniziava ad armare il Falò (lo Papaglione).

Ogni rione usava delle proprie tecniche per costruire il cosiddetto papaglione , c’era anche  chi nascondeva tra “re frasche” un fantoccio o una bambola di stracci che simboleggiava  una strega da ardere, come nel medioevo , per esorcizzare il malocchio, le fatture , i  malefici. Si, perché noi veniamo da credenze popolari di janare , maghi, orchi, lupi mannari,  malviventi e scazzamaurielli.

La leggenda:” re Janare”

Secondo la credenza popolare lionese, l’uomo nato la notte di Natale diventa  “pompanaro”(lupo mannaro), mentre la donna” janara”( strega). La janara usciva sempre  di notte per romper le ossa ai figlioletti delle persone a lei invise. Per allontanarla dalle  case si ricorreva all’espediente di mettere una scopa di saggina (meleca) davanti alla porta di casa . La janara, costretta a contare i fili di saggina , perdeva molto tempo, a volte fino alle prime luci dell’alba , quando finiva l’effetto della metamorfosi.

L’antica pratica dei falò dell’Immacolata prende vita a Lioni con la manifestazione “Riti di Fuoco”, promossa dalla Pro Loco di Lioni e dal Comune di Lioni, con la direzione di Roberto D’Agnese. Il centro storico della cittadina dell’Alta Irpinia, nelle notti del 7 e 8 dicembre 2019, si illumina con i colori caldi del fuoco simbolo di purificazione e soprattutto di vita. Protagonisti indiscussi delle due serate sono gli artistici falò della “Madonna de lo fuoco”, con il loro rituale comunitario dell’accensione, una combinazione di arte, leggenda, credenza e tradizioni di fuoco. Passeggiando nel centro storico di Lioni si possono scoprire e gustare le ottime pietanze offerte dall’ Irpinia, ascoltare miti e “cunti” (canti paesani), racconti, ed incontrare le “Janare” e tante altre maschere delle tradizioni locali.

 

Alla scoperta di una tradizione che dura nei secoli

Riti di fuoco fa rivivere la tradizione dei falò nella serata dell’8 dicembre, un rituale di  matrice cristiana che con il tempo si è trasformato in un vero e proprio festival con il nome  “RITI DI FUOCO” . I falò dell’Immacolata sono diventati un’espressione artistica attirando  anche l’attenzione dei turisti , fino all’anno scorso , infatti, Lioni ha registrato oltre diecimila presenze. Durante i giorni di festa si trovano tra le strade di Lioni lo  Scazzamauriello, il lupo mannaro, le janare , si possono ascoltare nel percorso organizzato nel centro storico del paese canti popolari e ballare  tarantelle , gustare e scoprire l’enogastronomia irpina.

L’ENOGASTRONOMIA 

Durante le serate del 7 e 8 dicembre , per le strade del centro storico , non ci sono  solo numerosi falò artistici e le maschere della tradizione lionese , ma anche numerosi  stand che offrono prodotti tipici locali: vino, “pasta e fasuli”, provolone impiccato, dolci  e molto altro. L’intenzione è quella di creare l’atmosfera conviviale che c’era nelle case  dei nostri nonni, dove si riunivano intorno al fuoco con un buon, seppur umile , piatto  caldo e tante storie.

Una peculiarità tradizionale era la preparazione del pranzo dell’8  dicembre: si preparava il ragù con il pollo imbottito, tanto imbottito che con il petto ”adda mantenè lo coperchio de la tiella”. Con questo sugo e manciate di formaggi si  condivano “gli ziti”, un tipo di pasta lunga e doppia , che si usava nei matrimoni da “Zita”,  cioè prima di essere sposa. Si preparavano melazzi, roccocò e zeppole e tanti peperoni sotto aceto, imbottiti di carne macinata, uova, alice e capperi.

Tutto questo a Lioni “RITI DI FUOCO”

 

Leggenda e tradizioni, con l’antico detto che recita: ”chi tenia lo pane muria , chi tenia lo  fuoco campào” .

 

Alunni della classe 1A

D.D.C. – F.D.C. – N. D’A.-C. C.- G. C.-L.G.-S.P.-M.R.-G.D.P.-L.V.

Fonti e notizie : ex docente Fausta Palmieri e Maria Antonietta Ruggiero(Presidente Pro Loco Lioni).

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Silvia De Simone
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1 Commento

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    Giuseppina Iandiorio
    22 Dicembre 2020, 1:58

    Bellissima tradizione di Lioni , davvero suggestiva…grazie a questo articolo abbiamo conosciuto diverse abitudini…a dire il vero il detto lo conoscevo…" Chi ebbe il pane mori, ma chi ebbe il fuoco csmpo’ …Complimenti di ❤

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