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Le donne di oggi e l’anarchia dei sentimenti – di Giuni Tuosto

Le donne di oggi e l’anarchia dei sentimenti – di Giuni Tuosto

L’8 marzo da alcuni anni ha lo slogan: io lotto tutti i giorni. Ma per cosa lottano le donne di oggi? Bisognerebbe lottare per le regole.

In ogni ambito umano ci sono regole e leggi: non puoi votare se non hai compiuto la maggiore età, non puoi insegnare se non hai una laurea, non puoi attraversare col rosso e se uccidi un uomo vai in galera. Regole. Regole senza le quali non esisterebbe giustizia.

Ma esiste un microuniverso in questa vita dove le regole non ci sono. E se ci sono, non vengono rispettate e se vengono rispettate o meno, non importa a nessuno: è quello delle relazioni umane.

La legge non prevede sanzioni per una subdola manipolazione tra mura domestiche. Uno schiaffo non viene punito. Un insulto resta nell’aria senza castigo. Una derisione non ha condanna. L’ingiustificabile è giustificato.

No, ma era nervoso. Sono caduta dalle scale. A volte esagero anch’io. Non dovevo indossare quella gonna. È colpa mia. Tutti sbagliamo. Un’altra vittima di violenza.

La scuola e la società sono carenti in questo: tra i banchi non ti viene insegnato nulla sull’autostima, un ingrediente fondamentale nelle relazioni buone. E non esistono centri sociali che ti spieghino l’amore nelle sue infinite declinazioni. Nessuno ti dice che l’amore non urla, non massacra, non manipola, non costringe, non controlla. 

Senza scomodare calci, pugni e maltrattamenti fisici, è comunemente accettato tutto, finanche che un uomo, in fase di conoscenza, frequenti più donne contemporaneamente. Eppure non è normale che sia così: tu non sei un fiore di campo, non devi essere scelta nel mazzo secondo la falsata convinzione, patriarcale e competitiva, che tu sia il fiorellino migliore. Tu con fiori e competizione non c’entri nulla perché l’amore non sceglie il campione sul ring. 

L’amore è un sentimento maturo dove non c’è spazio per fiori e campioni. 

L’amore si sceglie e ti sceglie quando ti piace tutto dell’altro: il bene e il male, il meglio e il peggio, i pregi e i difetti, l’anima e il corpo, il buio e la luce.

Sei un’imperfezione bellissima e un agglomerato di emozioni sgangherate e vai bene così, ma nessuno te lo ha mai detto. Ti hanno detto invece, fin dal primo giorno di scuola, come comportarti, come vestirti, e finanche come pensare. Sei troppo alta, troppo brutta, troppo grassa, troppo bella, troppo sfacciata, troppo menefreghista, troppo provocante, troppo in gamba. La libertà non ti viene concessa in dono alla nascita, te la devi conquistare da sola. Poi cresci e nel mondo trovi una libertà sbagliata.

La scuola ti vuole omologata e la società ti vuole morta. Non morta stecchita, ma morta dentro. Uno zombie vivente. E sai perché? Perché una donna-zombie si accontenta, se ne sta a casa, non ha ambizione, vive per gli altri. Non sa che a un uomo maldestro, incapace di amarla, esiste un’alternativa valida fuori casa: un uomo capace e innamorato. Non sa quanto è bello viaggiare, lavorare, respirare, vivere. Non si accorge di quei piccoli soprusi meschini, quotidiani, silenziati. 

Una donna-zombie è innocua, disattivata, depotenziata. Non è infuocata dalla potenza del sentimento, non conosce il vigore della determinazione, l’impeto della protesta, il calore della passione. Non sa sbranare la vita, sbandierando la sua identità, imponendo la sua forza mentale, legittimando i suoi trucchi, le sue gonne, le sue scarpe, le sue grida, la sua disperazione, la sua gioia, il suo grembo, le sue idee, le sue tempeste. E se prova a sputare fuori la vita, non ha leggi e regole dalla sua parte. Si scontra con l’assenza di giudici e avvocati tra le mura domestiche e coi tiepidi interventi delle forze dell’ordine. Scopre tardivamente il disordine delle emozioni, l’anarchia dei sentimenti, la condanna sociale, il caos di quei castighi inesistenti nella terra dissoluta dei senza legge. E se davvero amare senza regole è cosa buona e giusta, perché, dopo anni di emancipazione e conquiste, il numero dei divorzi è in aumento, la violenza sulle donne pure e le coppie davvero felici si contano sulle dita di una mano? Perché non è normale che sia normale. Perché tutto inizia dalle parole, quelle quotidiane, sottovalutate, scontate. Prima delle mani, ci sono le parole. E prima ancora delle parole, c’è l’amore. Ma l’amore è troppo libertino e sfrenato, forte delle conquiste sessantottine, rilassato, disumanizzato, frettoloso, malevolo in nome di una licenza estrema e arrogante, conquistata dalle femministe e poi abbandonata. Tutto diventa lecito sotto il mantello logoro di una libertà travestita. E si sa, lo scriveva Tacito tanto anni fa, la licenza è quella cosa che gli stolti chiamano libertà. 

L’8 marzo non bisogna festeggiare, bisogna lanciare un avvertimento. Le donne sono le custodi della vita: non lasciatele morire in nome di una libertà sbagliata.

Giuni Tuosto

Viviana Miele
Viviana Miele
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