Tra le maschere tradizionali campane troviamo ovviamente Pulcinella, la cui origine è controversa: alcuni ritengono che Pulcinella sia la contrazione di “Puccio D’Aniello”, un contadino di Acerra che si unì a una carovana di attori di strada come buffone, altri invece ritengono che il nome derivi da “Pulcinello”, piccolo pulcino, detto così a causa del naso ritorto, tipico della maschera. Pulcinella è il simbolo del Carnevale partenopeo, la maschera che più di tutte incarna lo spirito del popolo, la napoletanità vista nei suoi eccessi e nei suoi stereotipi, tra ingordigia ed eccessi, miseria e furbizia, ingenuità e voracità.
Strettamente legata a Pulcinella è la Vecchia ‘o Carnevale, una maschera doppia perché chi interpretava Pulcinella spesso interpretava anche l’anziana che lo portava sulle proprie spalle. All’abito bianco tipico di Pulcinella veniva sovrapposta una gonna lunga e il busto di una signora anziana, con braccia e gambe (di Pulcinella) false. Viso rugoso e corpo giovanile.
Altra maschera tipica connessa a quella di Pulcinella è quella dello “Spagnolo”, o meglio “Il Capitano Spagnolo”, che risale al XVII secolo. Cappello piumato e mantelletta, il Capitano Spagnolo se ne andava a zonzo accompagnato da un corteo di “pulcinelli”, che richiamavano l’attenzione delle persone suonando dei tamburelli: a quel punto, la maschera si metteva al centro del corteo per ballare la tarantella.
Non va dimenticato poi “Il Ciarlatano del Molo”, conosciuto anche come “il Medico”: dotato di una bislacca cassetta degli attrezzi, il Ciarlatano del Molo girava con una tonaca verde piena di ritagli di argento, una parrucca bianca e grossi occhiali. Dopo essersi presentato enfaticamente al pubblico, il Medico accoglieva i malati, altre maschere, che guariva con metodi alquanto bislacchi.
Simile al Ciarlatano del Molo è il “Cavadenti”, uno “scugnizzo” vestito con un frac sgualcito, un cappello a tre punte e un paio di occhiali a cavallo sul naso. La sua particolarità era di accompagnare una incomprensibile e priva di senso lezione di medicina a una prova pratica, messa in atto con un’altra maschera, ovviamente, un vecchio sdentato dal forte mal di denti, risolto da pronto intervento della tenaglia del Cavadenti.
Concludiamo questa breve rassegna delle maschere tipiche campane con “Pasqualotto” o “Pascalotto”, la maschera che inaugurava il Carnevale.
FILASTOCCHE
BENVENUTO CARNEVALE
C’è una festa in allegria
La più lieta che ci sia
e la gioia presto sale
benvenuto Carnevale!
Tutto il mondo è colorato
più vivace ed animato,
balli, danze e mascherine
per i maschi e le bambine,
carri, giostre e che gran spasso
celebrar martedì grasso!
Son felice più che mai:
tu che cosa indosserai?
Io sarei un po’ dispiaciuto,
se non ti ho riconosciuto!
I coriandoli vuoi portare?
Noi dobbiamo festeggiare
e vedrai tra pochi istanti
volteggiar stelle filanti!
FILASTROCCA DI CARNEVALE
C’era una volta il signor Arlecchino
che a tutti quanti faceva l’inchino
e se nessuno gli offriva il caffè
lui si girava e faceva pee pee.
E Pulcinella che è un gran imbroglione
si divertiva a fare il burlone
scherzava sempre e faceva arrabbiare
chi non voleva per niente giocare.
Ecco con noi il signor Balanzone
che da tutti quanti pretende attenzione
e se nessuno vuol ascoltare
resti con noi e si metta a cantare.
Ma la più bella ed anche carina
fra tutti quanti è Colombina,
si veste bene ed elegante
usa un profumo troppo piccante.
Ma che cos’è cosa non è,
è Carnevale trallallero trallallà!
Lavoro svolto da: P. S., D. D. S., V. L. e R. e D. T. , classe 1 sez. D
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