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Messaggio di Frate Antonio Garofano ofm

Messaggio di Frate Antonio Garofano ofm

La forza del Natale dall’evento di una nascita. 

Dio nella piccolezza: è questa la forza dirompente del Natale. L’uomo vuole salire, comandare, prendere. Dio invece vuole scendere, servire, dare. È il nuovo ordinamento delle cose e del cuore che il Natale viene ad annunciarci.

Anche quest’anno sarà Natale nonostante tutto (pandemia, confusione, paure, chiusure, distanziamenti, mancanza di relazioni tradizionali, perdita di persone care,  malattie, minacce di guerra, ecc. …), la forza del Natale prevarrà su ogni limite. A Natale nasce Gesù figlio di Maria e di Giuseppe ma anche figlio di Dio, Lui stesso Dio. Nasce la speranza. Dio si fa uomo in Gesù. L’immenso, l’eterno si fa piccolo entra nella storia per liberarla. Non è una nascita scontata, non lo era allora (le difficoltà del parto: la ricerca di un posto,  il rifiuto di tanti, la chiusura di molte case e molti cuori fece rimediare il parto di Gesù in una capanna a Betlemme) non lo è oggi. Arrivare a Betlemme e sperimentare che quella terra non li aspettava, una terra dove per loro non c’era posto: “venne tra i suoi ma i suoi non l’hanno accolto” (Gv 1,11). Il Creatore non accolto e rifiutato dalla creatura: che paradosso! La FEDE è la sola apertura del cuore chiesta (allora e oggi) da Gesù per nascere ed essere accolto nel cuore di ogni persona: “Beata te che hai creduto …”, furono le parole che Elisabetta rivolse alla Madonna quando la visitò (Lc 1,45). La fede ti fa partire da paesi lontani, senza conoscere la strada, senza conoscere il termine del viaggio, senza pensare ai pericoli, ma solo per desiderio di vedere con gli occhi quello che il cielo indica come un segno straordinario e così i Magi (uomini sapienti e saggi che cercano la verità) che scrutano il cielo si accorgono che il cielo gli sta dando un segno e si mettono in cammino. Sono (insieme ai pastori) i primi cercatori di Dio. Questi uomini ci insegnano che tra cielo e terra c’è un rapporto intimo, che le cose visibili non sono che rimando alle invisibili. 

Ma vediamo cosa ha caratterizzato quel primo Natale da renderlo così speciale. Anzitutto 1) la povertà, l’umiltà; 2) la meraviglia e lo stupore; 3) la gioia e la luce. 

  1. “Dov’è il re dei Giudei che è nato?”. È la domanda che pongono i Magi al Re Erode in Gerusalemme. Il Re non nasce in una reggia ma in capanna, non nasce nella grande Gerusalemme ma nella piccola periferia di Betlemme, non nasce nella ricchezza, sceglie la povertà. Gesù il Re dei re nasce “fuori posto”, leggendo i vangeli ci accorgiamo che cresce, vive fuori dagli schemi, parla fuori dagli schemi e muore “fuori posto”. Chi ama non può essere circoscritto da schemi umani, Dio non sarà mai trovato dove noi vorremmo che fosse ma dove Lui ha deciso di stare. La fede permette di guardare un bambino (al freddo e al gelo in una capanna) e di adorarlo Dio, come faranno i magi che: “… videro il bambino e sua madre e prostratisi lo adorarono” (Mt 2,11). I “piccoli” portano la speranza al mondo intero.
  2. Solo chi è disposto a farsi sorprendere può capire il Natale, chi presume di sapere come Dio deve venire, quando deve venire e dove deve venire non intuirà e non conoscerà mai il fascino del I Natale e di ogni Natale. I pastori che vengono svegliati nella notte e lasciano il gregge e vanno a vedere quella nascita; i magi che cercano un Re e si imbattono in un Bambino; Maria e Giuseppe che vedono questo movimento strano nella notte e l’arrivo dei Magi non dubitano della imprevedibilità di un Dio bambino. Per questo Natale è la festa dei bambini perché lo stupore e la meraviglia appartiene primariamente a loro. Ricordo un canto di qualche anno fa di G. Povia: “Quando i bambini fanno oh … che meraviglia …”.
  3. La gioia e la luce. Nonostante tutto in quella notte i pastori (gli ultimi, coloro che vivono ai margini) ascoltano la voce dell’angelo che dice loro: “la gloria del Signore li avvolse di luce … vi annuncio una grande gioia che sarà di tutto il popolo … è nato per voi un salvatore” (Lc 2,9-10). Nella notte l’intimo è invaso dalla tristezza, è la notte della vita, tutti passiamo il tunnel della notte, spesso individualmente (con dolori malattie, perdita di lavoro, fallimenti, delusioni, ecc.), oggi lo stiamo attraversando come popolo siamo tutti “nella stessa barca” la pandemia in atto è il tunnel, ma il Natale ci grida come gridò nella notte ai pastori:  “la gloria del Signore li avvolse di luce … vi annuncio una grande gioia che sarà di tutto il popolo … è nato per voi un salvatore”. Solo la fede vede questa luce e questa gioia nel tunnel della notte della vita e di questa pandemia. Ma per chi non crede e non vuole cambiare anzi vuole prevalere sugli altri e conservare ciò che fino ad allora ha fatto, rimarrà il buio della notte, ne è un esempio Erode che alla notizia della nascita di un Re: “… restò turbato e con lui tutta Gerusalemme …” Mt 2,3);

Che cosa è rimasto nei nostri Natali di quel primo Natale? Solo il Natale cristiano è quello vero. Occorre che i cristiani si riapproprino del Natale. E’ una festa strappata loro di mano e fatta propria dalla pubblicità, dal consumismo. Per molti il Natale è soltanto il giorno dei regali da fare, in ossequio ai precisi dettami della moda. E’ il giorno dello scambio di auguri … ne abbiamo tutti bisogno in questi tempi. E’ il giorno della famiglia unita, che ricorda la bellezza degli affetti: anche questo “fa’ Natale”. Ma il Natale cristiano, è Altro! I cristiani scoprono di non essere più padroni del Natale ma possono essere custodi del senso profondo di questa festa soltanto con uno stile di vita differente. Tocca ai cristiani fare riscoprire all’uomo di oggi l’identità ineffabile di questa festività a loro espropriata. La riflessione cristiana fa di questa festa il giorno nel quale il desiderio di ogni uomo di vedere il volto di Dio, si realizza nel volto di Gesù. A Natale Dio cerca casa sulla terra perché vuole restare accanto a ciascuno di noi e per questo diventa uno di noi. A Natale Dio, in Gesù, cerca ogni uomo per dirgli che la sua dignità più grande è quella di essere “figlio di Dio”, come dice il vangelo: “A quanti l’hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio…”  (Giovanni 1,12).

Mi auguro che quest’anno si conservi quel clima di preghiera che abitava in quella capanna di Betlemme dove si sentiva il canto degli angeli che dicevano: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà …” (Lc 2,14) e che nessuno lo viva con la nostalgia di non poter fare qualcosa a cui era abituato ma piuttosto con l’entusiasmo e l’ardore di fare una cosa nuova. Solo così non lo vivremo come emozione (che dura poco e passa velocemente) ma come incarnazione (potrà anche passare il Natale ma quello che abbiamo fatto e come lo abbiamo vissuto lascerà nei nostri cuori un segno, il meglio del Natale resterà nei nostri cuori). Questo per voi il segno: troverete un bambino: «Tutti vogliono crescere nel mondo, ogni bambino vuole essere uomo. Ogni uomo vuole essere re. Ogni re vuole essere “dio”. Solo Dio vuole essere bambino» (Leonard Boff.). Buon Natale di gioia di luce e di pace

 

Lioni 8 dicembre (Immacolata Concezione di Maria) 2020

 

Pace e bene

Fr. Antonio Garofano ofm

 

Viviana Miele
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