Il 23 novembre del 1980 un fortissimo terremoto colpì tutta l’Irpinia: 2914 furono i morti e chissà quanti altri, più di 8000 i feriti gravi. Fu una scossa di magnitudo 6.9 susseguita da altre. Le testimonianze delle persone sopravvissute dicono molto sull’accaduto. Passò molto tempo prima che arrivassero i primi prefabbricati e in pochi furono i fortunati ad avere un tetto sulla testa, mentre molti altri trovarono rifugio presso i fienili. La prima scossa arrivò di colpo alle 19.34 di una insolitamente calda domenica autunnale: alcuni fecero in tempo ad uscire dalle abitazioni e a chiamare soccorso per coloro che erano rimasti incastrati sotto le macerie. Dopo la prima scossa iniziarono ad arrivarne altre. I miei genitori erano piccoli nel 1980. L’esperienza più significativa l’ha vissuta mio padre. Lui la ricorda come un brutto sogno: aveva 7 anni e stava giocando in piazza; quando arrivò la prima scossa si rifugiò sotto la macchina del suo vicino e, fortunatamente, non fu colpito dalle pietre. Ricorda tanta polvere e tanto buio… Quando riaprì gli occhi vide il suo vicino che gli porgeva la mano per trarlo in salvo. Essendo piccolo all’epoca visse quell’esperienza come un gioco. I bambini non andavano a scuola e dormivano tutti insieme in tenda. All’epoca, non essendoci tutto il benessere di oggi, tutto ciò che ricevevano – cibo, coperte, etc. – era visto come una novità. Da un certo punto di vista il terremoto dell’Ottanta può essere paragonato alla pandemia che stiamo vivendo ora, perché come allora sono morte tante persone e noi giovani non andiamo a scuola.
C.F._classe 2C sec. primo grado Lioni
Lascia un commento
L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati con *