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In ricordo del terremoto

In ricordo del terremoto

40 ANNI FA IL TERREMOTO DELL’IRPINIA

Qualcuno l’ha chiamato il nostro «11 settembre». E per chi lo ha vissuto è sicuramente vero: il 23 novembre 1980 rappresenta lo spartiacque di molte persone. C’è un «prima» e c’è un «dopo» terremoto: lo si percepisce dai racconti di tutti quelli che quel giorno c’erano e che ricordano alla perfezione dove si trovassero alle 19.34 di quella maledetta domenica.
All’ora suindicata una forte scossa, della durata di circa 90 secondi, colpì un’area di 17.000 km² posta a cavallo fra le province di Avellino, Salerno e Potenza: un terremoto del decimo grado della scala Mercalli che si sentì fino a Parma e Siracusa e che ebbe effetti devastanti nella zona del “cratere” nelle alte valli dell’Ofanto e del Sele.
Le distruzioni gravi e diffuse si estesero a nord fino alle alte valli del Sabato e del Calore e a sud fino alle montagne salernitane e potentine. Ragion per cui l’area dei danni comprese quasi tutta la Campania e la Basilicata e parte della Puglia. Furono quasi completamente distrutti i paesi di Castelnuovo di Conza, Conza della Campania, Laviano, Lioni, Sant’Angelo dei Lombardi e Santomenna; distruzioni estese a oltre il 50% del costruito furono riscontrate a Balvano, Calabritto, Caposele, Guardia dei Lombardi, Pescopagano, San Mango sul Calore, Senerchia, Teora e Torella dei Lombardi.

I morti accertati ufficialmente furono 2.735; i feriti circa 9.000; i senzatetto circa 394.000. Per quanto riguarda le località più colpite: a Sant’Angelo dei Lombardi ci furono 372 morti, 709 feriti, 3.986 senzatetto; a Laviano 294 morti, 235 feriti, 2.580 senzatetto; a Lioni 210 morti, 191 feriti, 4.932 senzatetto; a Conza della Campania 181 morti, 150 feriti, 1.423 senzatetto; a Teora 139 morti, 160 feriti, 1.590 senzatetto; a Calabritto 97 morti, 685 feriti, 658 senzatetto; a Castelnuovo di Conza 86 morti, 200 feriti, 800 senzatetto; a Balvano 73 morti, 41 feriti, 1.728 senzatetto; a San Mango sul Calore 65 morti, 173 feriti, 713 senzatetto; a Santomenna 64 morti, 110 feriti, 800 senzatetto; a Senerchia 62 morti, 336 feriti, 854 senzatetto; a Caposele 51 morti, 234 feriti, 2.736 senzatetto. Per quanto riguarda i centri abitati più importanti: ad Avellino ci furono 72 morti, alcune centinaia di feriti, 7.421 senzatetto; a Napoli 69 morti, circa 500 feriti, 78.805 senzatetto.

Questi i Comuni della Provincia di Salerno più vicini all’epicentro del sisma:
Castelnuovo Di Conza, Laviano, Santomenna, Colliano, Romagnano al Monte, Salvitelle.
Ma ad essere colpita in maniera seria, seppur non in prossimità dell’epicentro, furono anche l’area dei Picentini, del Vallo di Diano e dell’Irno.

Le polemiche sulla ricostruzione
Già nella fase dell’emergenza furono adottati i primi provvedimenti per la delimitazione dei confini dell’area colpita dal terremoto che subirono, peraltro, successivi e complessi aggiustamenti; si giunse alla definitiva e formale definizione del territorio colpito solo a distanza di circa un anno dalla scossa del 23 novembre 1980.
La prima delimitazione dell’area colpita fu definita entro il dicembre 1980: vi risultarono inclusi 283 comuni, di cui 104 della provincia di Avellino, 67 della provincia di Napoli, 46 della provincia di Potenza e 66 della provincia di Salerno. Questa ipotesi non fu però accolta e si fissò una successiva scadenza per la definizione dell’area colpita al 31 maggio 1981.
Le pressioni politiche e sociali esercitate sul governo in questa fase portarono all’allargamento dell’area danneggiata definita con il decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri datato 22 maggio 1981, che individuava 643 comuni danneggiati; ulteriori variazioni furono apportate con il successivo decreto del 13 novembre 1981 che fissò definitivamente a 687 il numero totale dei comuni dichiarati «terremotati».
Di questi, 37 comuni con danno al patrimonio edilizio esistente superiore all’80% furono classificati
«disastrati»; 314 con danno compreso tra 1’80% e il 40% furono classificati «gravemente danneggiati»; 336 con danno compreso tra il 40% e il 5% furono classificati «danneggiati». In particolare, nella regione Campania risultarono classificati 542 comuni, di cui 28 disastrati, 250 gravemente danneggiati, 264 danneggiati; nella regione Basilicata risultarono classificati 131 comuni, di cui 9 disastrati, 63 gravemente danneggiati, 59 danneggiati; risultarono inoltre classificati 14 comuni della provincia di Foggia. (fonte: storing.ingv)
La relazione della “Commissione Parlamentare d’inchiesta sull’attuazione degli interventi per la ricostruzione e lo sviluppo dei territori colpiti dai terremoti del novembre 1980 e del febbraio 1981 della Campania e della Basilicata”, istituita nel 1989, stimò la somma totale dei fondi stanziati dal Governo italiano: 50.620 miliardi di lire, così suddivisi: 4.684 per affrontare i giorni dell’emergenza18.000 per la ricostruzione dell’edilizia privata e pubblica; 2.043 per gli interventi di competenza regionale; 8.000 per la ricostruzione degli stabilimenti produttivi e per lo sviluppo industriale; 15.000 per il programma abitativo del comune di Napoli, e le relative infrastrutture; 2.500 per le attività delle amministrazioni dello Stato; 393 residui passivi.

Il 23 novembre è il giorno del ricordo per il popolo irpino

Ho fatto un’intervista telefonica ai miei nonni materni e paterni per sapere da loro come hanno vissuto l’esperienza di quel terribile 23 novembre 1980. Mia nonna Olga mi ha riferito che quel giorno, a quell’ora, si trovava a casa di una sua amica (che purtroppo è poi morta insieme a un’altra donna), allorquando a causa della forte scossa la casa è caduta e lei si è trovata sotto le macerie, rischiando di morire per le ferite riportate e per il fumo che fuoriusciva dal tubo di una stufa a legna che era finito vicino al suo viso. Per fortuna mio nonno Lillino, che era uscito a cercarla, riuscì a salvarla e a portarla in macchina per prestarle i primi soccorsi; più tardi mio nonno uscì a cercare anche mio padre e suo fratello, che erano andati al cinema per vedere un film. Alla fine tutti e 4 trascorsero la notte in automobile e il giorno successivo se ne andarono a Benevento dalla sorella di nonno.
Qui c’erano i miei nonni materni. Nonno Giannino mi ha raccontato che alle 19:34 del 23 novembre 1980 si trovavano tutti a casa e, quando ci fu la forte scossa, scapparono velocemente giù in strada per evitare ogni pericolo. Nonno mi ha detto che il mio bisnonno Giulio prese in braccio mia madre Fulvia per portarla in salvo.
Insomma, sono stati dei momenti davvero terribili, che io spero di non vivere mai.
Alunno E. G., classe 4 sez. C primaria Lioni

 

Dov’eri quando è scoppiato il terremoto?
In Senegal con mio marito e la mia primogenita Antonietta.
Quanto è durato e cosa hai fatto per prima cosa?
Ho letto la notizia sul giornale e siamo corsi in ambasciata per tornare subito in Italia.
Quale sono state le tue sensazioni durante e dopo?
Sensazione di paura e di dolore,non conoscendo la sorte di tutti i miei cari lontani.
Quali sono stati i danni alla tua casa e al tuo paese?
Fortunatamente la nostra casa non era crollata ma presentava gravi danni alle pareti e al tetto. Il mio paese era quasi tutto distrutto.
Chi vi ha aiutato dopo il terremoto?
C’erano vari gruppi di volontari sia italiani sia Europei.
Come è cambiata la tua vita nei mesi dopo il terremoto? (dove sei andato ad abitare? Cosa facevate?)
I primi mesi abitavamo in baracche e roulotte; dopo alcuni mesi ci siamo trasferiti in un prefabbricato.
Che sensazioni provi a ricordare quei momenti?
Tanta solidarietà.
Come credi si possano prevenire i danni da altri terremoti?
Rispettando le norme antisismiche.
Alunna S. Q. Classe 4 sez. C primaria Lioni

Oggi ho intervistato mia nonna riguardo il terremoto che colpì l’Irpinia nel 1980 . Ricorda che era ora di cena, era domenica e stavano rientrando a casa quando a un certo punto hanno sentito un forte boato hanno fermato la macchina e sono corsi a piedi verso casa. C’erano case cadute macerie ovunque, gente che piangeva, impaurita. Tante persone erano sotto le macerie e c’era gente che scavava con le mani per aiutare le persone ancora vive. Non c’era corrente era buio non si vedeva niente c’era polvere solo tanta polvere. Per fortuna la loro casa non cadde del tutto ma quella sera dormirono tutti dentro le macchine. Dopo un paio di giorni arrivarono i soccorsi, l’esercito e la protezione civile. Montarono delle tende, arrivarono le roulette e portarono tutto quello che serviva per mangiare, vestiti, coperte, medicinali e tanta altra roba. I miei nonni andarono a vivere in uno prefabbricato per parecchi anni poi piano piano hanno ricostruito la loro abitazione ed ora è rimasto solo il ricordo. Un ricordo che non si dimenticherà mai.
Alunno G. S. classe 4 sez. C primaria Lioni

 

Il terremoto che colpì l’Irpinia accadde il 23 novembre del 1980 alle ore 19:35 e durò un’ interminabile minuto e mezzo circa. I miei nonni materni non erano a Lioni ma dopo vari giorni di silenzio,visto l’assenza di telefoni, ascoltando soltanto le notizie dalla tv decisero di venire di persona dai propri cari. Li trovarono accampati in una tenda montata dall’ esercito presso la loro dimora danneggiata.
Per svariati giorni si avvertivano scosse di assestamento che duravano pochi istanti senza preavviso ma che in quei giorni di paura anche se deboli suscitavano terrore.
I miei nonni paterni invece risiedevano a Lioni in campagna.
Subito dopo il terremoto i nonni fecero uscire i figli fuori all’aperto, dove non c’erano pericoli di macerie che cadevano.
Nonno Vitale dopo aver improvvisato un’ accampamento sul carro del trattore con un copertone e aver provveduto a sistemare la famiglia lì, prese la macchina per vedere come stavano i suoi genitori e si diresse verso il centro del paese, ma arrivato al cimitero ha dovuto proseguire a piedi.
Nel tragitto per arrivare a casa dei genitori proseguiva a fatica tra macerie e polvere che rendeva irrespirabile l’aria.
Finalmente giunto sul posto li trovò impauriti e sotto shock illesi e diede una mano a raccogliere giusto delle cose necessarie e li fece venire con lui in campagna dove c’era il loro trattore col resto della famiglia.
Nei giorni successivi e dopo gli aiuti dei volontari la situazione migliorò ma si dovette guardare in faccia alla realtà tra morti e danni.
Tra pochi giorni saranno quarant’anni dall’ accaduto ma per chi visse quel drammatico momento sembra passato pochissimo ancora sfogliando le foto negli album di famiglia tra persone che purtroppo persero la vita.
Alunni V. M. , M. C. , C. P. classe 4 sez. C primaria Lioni

 

Il ricordo di mio nonno Vincenzo Liloia del 1980.
Aveva 33 anni, era a casa seduto a guardare la televisione con mio papà vicino che aveva 5 anni.
Nonna Lidia e mio zio Ernesto erano andati in farmacia e tornando a casa si erano fermati dalla mia bisnonna.
Alle ore 19:34 mio nonno sentì un forte rumore e tutto iniziò a tremare, in casa si muoveva tutto tanto che nonno e papà non riuscivano a stare in piedi.
Nonno prese papà in braccio e corse fuori dalla casa che per fortuna non crollò.
Appena usciti in strada non si vedeva niente sia perché la corrente era saltata sia perché tutte le abitazioni crollate avevano fatto alzare un gran polverone.
L’unica cosa che faceva un po’ di luce quella sera c’era la luna piena.
Mio nonno decise di cacciare la macchina dal garage per avere un riparo durante la notte e provare a cercare mia nonna e mio zio.
Incamminandosi verso la farmacia dopo pochi metri vide mia nonna con zio venire verso casa, si abbracciarono e tornarono verso la macchina in uno spazio aperto dove si raggrupparono tutti gli abitanti del quartiere, accesero un fuoco per riscaldarsi con quello che riuscirono a trovare per strada cercando di darsi conforto l’uno con l’altro.
Mio nonno insieme ad altre persone cominciarono a cercare e a soccorrere chi ne aveva bisogno.
Quello che nonno non riesce proprio a dimenticare di quella sera erano i lamenti i pianti e le richieste di aiuto delle persone intrappolate nelle macerie.
Nella nostra famiglia per fortuna non ci sono stati morti, però la ferita di quella sera appartiene a tutto il popolo lionese.
Alunna G. L. classe 4 sez. C primaria Lioni

Racconto di Zia Giovanna
Mia zia Giovanna era in casa con sua madre e con suo padre e stavano vedendo la tv, quando a un certo punto sentirono un forte rumore e pensarono che era scoppiata una bomba. Lei, impaurita, voleva uscire fuori, però il padre si accorse subito che era il terremoto e non la fece uscire. Dopo la forte scossa, il padre restò dentro mentre lei e la madre scapparono verso Corso Umberto l. Mentre correvano la madre cadde a terra, allora lei si diede forza e la sollevò, tornando verso casa. Il padre visto che la porta si era rotta la chiuse con una catena e un lucchetto. Poi tutti insieme se ne andarono in campagna a Santa Maria del piano perché lì vivevano dei parenti e si sistemarono con loro. Ogni tanto tornavano a casa loro, ma lei arrivava davanti alla casa di Fusco e gli prendevano i batticuori forti per la paura è correva subito alla Stazione dove c’era l’ospedale da campo e gli davano delle pastiglie per calmarla. Le case prefabbricate arrivarono verso il mese di marzo/aprile è la Stampa fu il primo villaggio in cui le costruirono.

Racconto di Zia Maria Rosaria
Mia zia aveva due figlie una grande e una piccola. La piccola stava mangiando con lei nel girello e l’altra si era appena fatta una puntura perché aveva problemi di otite. Con loro ci stava anche la mamma di zia. Zia Maria Rosaria disse a sua mamma di andarsene e appena arrivò a casa sua iniziò il terremoto. Durante la scossa lei cadde a terra. Visto che la casa stava crollando coprì la bimba piccola per proteggerla. Poi vide l’altra figlia che era sul divano ricoperta di pietre che tolse con le mani. Grazie a dio non si era fatta niente, aveva solo un graffietto. Uno zio lì andò a prendere e li portò in una casa in campagna. Lei ogni tanto ritornava a casa sua per prendere qualche coperta è un po’ di vestiti perché faceva molto freddo. Quando arrivarono i prefabbricati tutti erano contenti perché chi era rimasto senza una casa poteva averne una nuova dove stare anche se in quei prefabbricati ci si sentiva molto soli.

 

Intervista a mia nonna.
Mia nonna mi ha raccontato che il giorno 23 novembre del 1980, verso le ore 19:35 circa la terra tremò nella nostra tanto amata Lioni.
Era domenica e quindi un giorno di festa.
Lei aveva solo 22 anni e quella sera doveva andare con sua cugina e le sue amiche a ballare.
Stranamente quella sera faceva molto caldo.
Mentre cenava con i suoi genitori e suo fratello, udirono un forte boato e videro la casa che si muoveva tutta.
Presi dal panico scapparono fuori all’aperto per paura che la casa crollasse.
Ma per fortuna non cadde ebbe solo delle lesioni sui muri.
Lei abitava in campagna e stettero per un paio di notti a dormire all’aperto.
Dopo qualche giorno e qualche notte all’aperto, i tecnici gli diedero l’ok per rientrare in casa.
Appena le fu possibile, andò in paese a piedi con suo fratello per poter incontrare qualche parente, ma lo scenario che trovò fu da brivido.
Sembrava essere in un film di guerra, il paese era ridotto ad un mucchio di macerie, corpi senza vita che si intravedevano in qualsiasi angolo di strada e soprattutto donne che si disperavano per cercare i loro figli.
Per fortuna non ebbe nessun lutto nella sua famiglia, ma non potrà mai dimenticare quelle scene di un paese raso al suolo da una forte scossa di terremoto durata 90 secondi interminabili.
Il suo augurio è che noi non dobbiamo mai assistere ad una tragedia come quella del 23 Novembre 1980.
Alunna P. T. classe 4 sez. C primaria Lioni

 

Ricordo di mio nonno del terremoto del 1980
Le notizie sul terremoto del 23 novembre 1980 me le ha raccontate mio nonno Augusto, il quale, mi diceva sempre che tutta la sua famiglia si è salvata perché la parte di palazzo da loro abitata non è caduta del tutto.
Mia nonna, mio padre Amato e il fratellino Dino subito dopo la lunga e spaventosa scossa sono scesi in piazza San Rocco; l’istinto li ha portati a seguire gli insegnamenti degli antichi i quali dicevano che, quando arriva un terremoto, bisogna correre in uno spazio largo.
Quella notte fu lunga e tenebrosa, trascorsa dai nonni al campo sportivo dove si era radunata altra gente.
Alcuni accesero il fuoco e dettero la possibilità agli altri di riscaldarsi.
Alle prime luci dell’alba del giorno dopo non c’era una casa in piedi in tutto il paese e alcune persone erano ancora sotto le macerie a chiedere aiuto.
Tanti altri, ormai cadaveri, erano rimasti per strada, travolti dal peso dei balconi staccatisi dalle case.
Quella stessa sera i miei nonni insieme a mio padre e mio zio si spostarono dal campo sportivo verso Piazza San Rocco, dove tantissime persone che si erano riunite erano quasi irriconoscibili per la polvere che li aveva investiti.
Anche mio padre era macchiato di sangue ed aveva il volto bianco per la folta polvere delle macerie.
Il dolore più profondo che ricorda mio nonno è quando la mattina insieme ad un amico andarono a recuperare il corpo martoriato di sua cognata, ritrovata in una macchina distrutta dalle macerie e, avvolta in un lenzuolo trovato per caso, la portarono al cimitero dove trovarono tanti cadaveri allineati in uno spazio antistante il cimitero.
I soccorsi ancora non arrivavano per cui, dopo due giorni di fame e di sete, giunse da Roma il fratello di mio nonno con la macchina che li prelevò e li portò a casa sua.
Mio padre aveva 9 anni e fu iscritto alle scuole elementari di Roma insieme a suo fratello, mentre mio nonno rimase in paese ad aiutare gli amici colpiti, insieme a lui, dalla tragedia.
I primi soccorsi arrivarono tardi e non furono ben coordinati. La neve che cadde verso la fine di novembre ostacolò gli aiuti e portò ancora vittime.
Mio nonno aveva una macchina che è stata per lui la salvezza perché è stata, per un periodo abbastanza lungo, l’utile ricovero della notte.
Dove c’era la possibilità di poter recuperare un piatto caldo ci si spostava nelle varie parti del paese fino a quando i volontari non organizzarono un servizio di ristorazione in vari punti per aiutare la gente disperata.
La confusione e la sofferenza continuarono per mesi fino a quando arrivarono le roulotte che, tutte allineate in via San Rocco, furono assegnate ai superstiti. Passò molto tempo prima che fossero sistemati i prefabbricati che poterono accogliere le famiglie ed iniziare a vivere una vita più normale.
La famiglia di mio nonno si ritrovò tutta in un prefabbricato assegnato dal comune nella zona di Serro di Morra dove hanno vissuto per oltre dieci anni prima di tornare nella casa ricostruita.
Il terremoto ha lasciato nella mente di mio nonno un profondo dolore per la perdita di parenti e di tanti amici. Il ricordo di mio padre invece, è il rumore cupo e assordante del terremoto, un rumore che resta nella mente di chi ha vissuto una tragedia così grande e non potrà mai dimenticarla.
Alunno A. V. classe 4 sez. C primaria Lioni

La sera del 23/11/1980 mio nonno Pasquale aveva 20 anni, era in compagnia dei suoi genitori, che stavano guardando la TV; all’improvviso sentirono un forte boato e dopo due fortissimi scosse. Durante la prima scossa nonno ha cercato di saltare dal balcone della cucina ma non c’è riuscito perché è arrivata la seconda ed è crollato tutto il condominio, è rimasto sepolto sotto le macerie. Non si poteva muovere, faceva fatica a respirare perché c’era tanta polvere , nonno chiedeva aiuto, però non rispondeva nessuno. È stato tutta la notte sotto le macerie insieme ai suoi genitori. La mattina seguente è arrivato il cognato di nonno che dopo averlo sentito si è messo a scavare con le mani per cercare di liberarlo. Quando nonno è uscito dalle macerie aveva un taglio profondo al braccio sinistro e alla testa. Nonno insieme a suo cognato Giannino hanno cercato di liberare i genitori. I giorni successivi sono stati molto difficili tristi; in seguito ci sono state tante scosse ma meno potenti di quelle del 1980. È stata un’esperienza bruttissima, ancora adesso mio nonno si commuove quando lo racconta.
Alunno R. C. classe 4 sez. C primaria Lioni

 

Le notizie che ho del terremoto del 1980 me le hanno fornite i miei nonni e in parte mio padre che all’epoca aveva solo 5 anni.
Loro sono stati molto fortunati in quanto, in quel momento, si trovavano in una discoteca appartenente ad alcuni amici di famiglia, hanno comunque provato tanta paura, ma senza conseguenze, perché il fabbricato era basso e solido.
A dire il vero per mio padre era più un gioco, perché tutta quella confusione lo divertiva.
Non così fortunato é stato mio zio, il fratello di mia nonna, che ha perso la giovane moglie di 29 anni e le due figlie di 10 e 7 anni.
Mentre mio padre era con i suoi genitori, il fratellino di 3 anni era rimasto a casa con la nonna, lui si che rimase traumatizzato per molto tempo, perché si ritrovò al buio tra le braccia della nonna con un frastuono assordante nelle orecchie di mattonelle che cadevano e di muri che si aprivano.
Fortunatamente il palazzo, pur essendo molto alto, resse alla violenza del terremoto, perché aveva una forma ad “H”.
Mia nonna mi ha fatto vedere i ricordi che ha del terremoto, tra cui foto e ritagli di giornali dell’epoca che mi hanno tanto rattristato e mi auguro che in futuro i costruttori di edifici siano sempre più bravi, onesti e scrupolosi, in modo da evitare una strage uguale a quella del 23 Novembre 1980.
Alunna G. S. classe 4 sez. C primaria Lioni

Hanno collaborato alla progettazione tutti gli alunni della classe 4 sez. C primaria Lioni 

Viviana Miele
Viviana Miele
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